Cosa avevano in comune Newton, Einstein, Michelangelo, Darwin e Mozart? Erano tutti geni… autistici! Ed è così che il Christian Wolff (interpretato da Ben Affleck) del film The accountant si vuole imporre sul grande pubblico.
Già… perché Christian è un asso della matematica e non a caso svolge il lavoro di contabile per grossi (e discutibili!) clienti; le sue doti sono davvero impressionanti, solo che è affetto dalla sindrome di Asperger, che compromette inevitabilmente le sue relazioni sociali.
Ha lo sguardo perso nel vuoto, evita il contatto visivo, è granitico in termini di espressioni facciali e sotto la candida veste di consulente fiscale, in realtà, nasconde una doppia vita criminale.
Di fatto, lavora sotto copertura come contabile freelance per alcune delle organizzazioni più pericolose del mondo, e messo sotto pressione da Ray King (J.K. Simmons), capo della divisione anti-crimine del Dipartimento del Tesoro, Christian assume l’incarico di un nuovo cliente: una società di robotica d’avanguardia in cui un’addetta alla contabilità (Anna Kendrick) ha scoperto un ammanco finanziario di milioni di dollari. Non appena Christian individua la falla nei documenti si avvicina anche alla verità e il numero delle vittime inizia ad aumentare.
Ed è con questa trama originale che il regista Gavin O’Connor mette in scena un muscoloso Ben Affleck che, tra numeri, flashback, duri addestramenti militari, sofferenze emotive e una mira da cecchino, si muove tra sequenze action e scene dove le gelide dinamiche sociali e professionali mettono in evidenza tutto il suo genio e tutta la sua fragilità umana.
E tutto sommato, nonostante il twist narrativo non sia sorprendente, The accountant non manca di tensione, soprattutto nei frame d’azione che sono ben strutturati e coreografati perfettamente, grazie a combattimenti e scene di lotta feroci e credibili.
Silvia Casini
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