
275 grandi elettori contro 219. Donald Trump diventa il 45° Presidente degli Stati Uniti d’America. Sono stati i mercati mondiali ad annunciare la vittoria del candidato repubblicano nella corsa per la Casa Bianca sulla rivale Hillary Clinton, data per sicura vincente alla vigilia. E invece, ora dopo ora, gli elettori degli Stati Uniti sembravano voltare le spalle all’ex Segretario di Stato che esce sconfitta dalla corsa alle presidenziali per la seconda volta. Il tycoon si aggiudicava a sorpresa la vittoria in molti Stati, tra questi North Carolina, Ohio e Florida, che assegnano 9, 29 e 18 grandi elettori e per questo considerati strategici per diventare il nuovo inquilino della Casa Bianca. Oltre a questi due Trump conquistava Iowa, Georgia, Utah, Wisconsin, Indiana, Kentucky, West Virginia, Tenneesse, Mississippi, Oklahoma, Carolina del Sud, Kansas, Nebraska, South Dakota, North Dakota, Wyoming, Texas, Arkansas, Louisiana, Montana, Missouri, Idaho e Alabama mentre la Clinton passava nel Maine, in Virginia, Nevada, Colorado, New York, Vermont, Massachussets, Maryland, Rhode Island, Illinois, New Jersey, Delaware, Connecticut, Nuovo Messico, California, Hawaii, Oregon, Washington e il District of Columbia: troppo poco per quella che doveva essere una marcia trionfale:
New York Times
Il New York Times che durante la campagna aveva previsto la vittoria candidata democratica vedeva già Donald Trump avviarsi verso la Casa Bianca: alle 4 d4l mattino ora italiana dava al candidato repubblicano il 58 % di possibilità di diventare presidente degli Stati Uniti a Trump: poche ore dopo ne assegnerà al tycoon il 95% e solo il 5% a Hillary. Intanto a Wall Street, i future sullo S&P 500 perdevano rapidamente il 5% con il Nasdaq che cedeva il 5%. Ma il segnale più forte è venuto dal peso messicano, vera e propria valuta di riferimento sull’esito delle presidenziali , che bruciava il 9%, dopo aver toccato il 10. Era dunque il Messico, lo stato di confine al quale Trump ha promesso un muro e la rinegoziazione degli accordi commerciali, a dire chiaramente al mondo come stavano le cose. Le Borse asiatiche non tardavano a capire come sarebbe andata con la Borsa di Tokyo a cedere in apertura il 3% e quella di Hong Kong il 2,82%. Le quotazioni del petrolio crollavano: il Wti americano cedeva il 3,78 a 43,28 dollari al barile. Stessa sorte per il Brent inglese a -3,41% a 44,47 dollari al barile. Last but not least il dollaro, che crollava contro l’euro e lo yen, rispettivamente a 1,12 e a 101,47 .
Pennsylvania
Alle 6 del mattino ora italiana Trump passava in vantaggio anche in Pennsylvania dopo che la Clinton sembrava poter tentare la rimonta ripartendo da quello stato dove era sempre apparsa davanti al candidato repubblicano. Pochi minuti dopo Curtis Ellis, consigliere di alto livello di Donald Trump, sembrava non preoccuparsi dell’apparente successo della Clinton in Pennsylvania e commentava così il vantaggio sul candidato repubblicano: “E’ una notte meravigliosa per gli Stati Uniti”, ha detto alla Bbc. “E’ una notte bellissima per tutte le persone nel mondo”. Alle 6.30 ora italiana Hillary Clinton si è aggiudicata i sei Grandi elettori in palio in Nevada. In quel momento la Clinton aveva 209 grandi elettori contro i 244 del rivale Donald Trump: la soglia dei 270 elettori è apparsa così vicina che pochi minuti dopo Donald Trump lasciava la Trump Tower a Manhattan, dove fino a quel momento aveva seguito gli spogli, per trasferirsi all’Hilton Hotel il luogo designato per il “victory party”. Umori opposti per la Clinton con i suoi sostenitori che lasciavano il Jarvits Center. La Clinton intano si aggiudicava i 3 elettori del Maine ma alle 7 ore italiane lo spoglio dei seggi ribaltava l’esito sulla Pennsylvania: Trump che usciva vincente dal confronto, aggiudicandosi i 20 grandi elettori; poco dopo seguiva l’annuncio della sua vittoria in Alaska. Intanto alla Camera dei Rappresentanti il Partito Repubblicano superava la maggioranza – a quota 218 – ottenendo 226 seggi contro il 167 dei Democratici mentre al Senato le sorti erano ancora incerte, con entrambi i partiti ad un soffio dalla fatidica quota 51, un testa a testa che si è concluso con la maggioranza, anche qui, assegnata ai Repubblicani.
Il silenzio di Hillary
All’Hilton Hotel intanto parla alla nazione: rende noto il riconoscimento della vittoria da parte della Clinton e spende parole di elogio per la candidata sconfitta: ” Dobbiamo esserle grati per quello che ha fatto per il nostro Paese, e lo dico in estrema sincerità, per poi aggiungere: “Adesso è arrivato il momento per l’America per curare le ferite della divisione. Repubblicani e Democratici devono unirsi in un popolo solo. Mi impegno di essere il Presidente di tutti gli americani, cosa che per me è estremamente importante. Mi rivolgo a quelli che non mi hanno appoggiato, e non li biasimo, per chiedere loro consigli su come rendere unita questa Nazione…”. Così esordiva Trumo, mentre altrove echeggiavano altre parole: “Andate a casa, non avremo niente da dire”. Lo ha affermato John Podesta, il manager della campagna di Hillary Clitnon, intervenendo al Javits Center dinanzi ai sostenitori della candidata democratica. Questa notte è stata l’America silenziosa, quella che si è nascosta dinanzi alle domande sulle intenzioni di voto, a parlare.
Armando Del Bello