Svanì nel nulla, 16 anni dopo si riapre il caso di Manuela

Manuela Teverini (Websource)
Manuela Teverini (Websource)

Manuela Teverini aveva 31 anni quando nel 2000 svanì letteralmente nel nulla. Due anni dopo quella misteriosa e inspiegabile sparizione il marito, Costante Alessandri, fu arrestato con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere, ma poi venne scarcerato perché il corpo non si trovò mai. Adesso a distanza di 16 anni la figlia, che all’epoca aveva 4 anni e che ora è maggiorenne, torna a chiedere giustizia per sua madre. Il caso ora è stato riaperto e gli inquirenti sono tornati a far visita al marito della donna. Nel sopralluogo di giovedì, condotto dal sostituto procuratore Filippo Santangelo insieme agli uomini della Squadra Mobile di Forlì-Cesena, diretta dal dirigente Claudio Cagnini, sono stati setacciati i luoghi attorno all’abitazione dell’uomo, Costante Alessandri. Proprio nel corso di questi ultimi sopralluoghi, in particolare durante gli ultimi scavi, sono stati trovati alcuni brandelli di stoffa e frammenti ossei. Quei resti erano a 200 metri da casa di Costante Alessandri. L’indagine sul campo è stata effettuata coi cani molecolari specializzati nella ricerca di resti umani e col georadar in dotazione alla Polizia Scientifica di Roma.

La figlia di Manuela ha parlato ai microfoni di Chi l’ha visto dicendo di volere tutta la verità sulla sparizione della madre. Quella sera del 5 aprile, stando al racconto del marito, la donna si addormentò accanto alla figlia. E poi al mattino lui non la trovò più. Sparita nel nulla. “Ho pensato fosse scappata, come spesso aveva minacciato di fare, visto cha la sera prima avevamo avuto una discussione” dichiarò Alessandri che in quei giorni stava discutendo la separazione con la moglie. Poche ore dopo, però, uno dei fratelli di Manuela Teverini trovo la sua Fiat parcheggiata vicino alla stazione di Cesena. Nessun’altra traccia di Manuela. Sempre la trasmissione ‘Chi l’ha visto?’ ha mandato in onda un audio in cui si sentirebbe Costante Alessandri  confessare l’omicidio alla sua amante: “Sono stato io, l’ho uccisa io e nessun altro. Ho fatto un buco e l’ho messa sotto terra. Non voglio impietosirti… spero che mi serva come liberazione, spero che serva questa confessione con te? Con chi potevo farla? Spero tanto di poter contare su di te”. Quell’audio è ora al vaglio degli inquirenti, che ne devono attestare la veridicità.

Quando il marito fu arrestato emersero alcuni elementi inquietanti come l’intercettazione nella quale l’uomo parlava dell’omicidio della moglie con la prostituta che frequentava. Lui si giustificò dicendo che lo aveva fatto per provocare gli investigatori, visto che sapeva di essere intercettato. Inoltre ad aggravare la posizione del marito fu trovata la presenza di un’assicurazione sulla vita stipulata da Manuela poco prima. Però in assenza del corpo queste prove indiziarie non furono sufficienti per montare un’accusa credibile e l’uomo tornò libero.

F.B.