Renzi cambia scenografia, mossa in vista del referendum?

Matteo Renzi (Websource/archivio)
Matteo Renzi (Websource/archivio)

Il 4 dicembre è sempre più vicino e il referendum è alle porte di tutti gli italiani. Prima che arrivi però Renzi prova a bussare a casa del popolo in maniera diversa rispetto al solito, tanto da cominciare ad alzare qualche polemica. L’ex sindaco di Firenze ha chiamato a sé Jim Messina, il guru di Barack Obama, per farsi dare una mano nella campagna per il “Si” e qualche attento osservatore sta già cominciando a notare alcune differenze nel modo di porsi da parte del premier.

Durante l’ultimo “#matteorisponde” Renzi ha abbandonato la vecchia scenografia italo-europea per un più patriottico tricolore. Molti dietro questa scelta hanno intravisto un voler sfruttare l’antieuropeismo che serpeggia ancora forte nel nostro paese per cercare di racimolare qualche altro consenso per il “Si”. A scendere in campo contro il premier è soprattutto Romano Prodi, che in passato è stato anche presidente della Commissione europea: “Quando ho visto una foto riguardante l’accaduto, proprio mi ha preso male al cuore, perché noi abbiamo questa doppia identità, italiana ed europea, e non possiamo mica rinunciare. Credo che sia stato un errore e spero che Messina si corregga. Siamo in tempi di globalizzazione, solo l’Europa può darci gli strumenti per potere andare avanti. Forse sono cattivo di animo ma mi viene da dire, visto che siamo in tempi di trasmissioni sui Medici, mettiamo il giglio fiorentino accanto al tricolore italiano. Due bandiere però servono. O forse voleva mettere quella a stelle e strisce, non lo so”. Insomma i rapporti tra Renzi e l’Europa sembrano essersi decisamente raffreddati. Già nei giorni scorsi vi erano state delle pesanti dichiarazioni di Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea che si era scagliato contro il premier e l’Italia: “L’Italia non smette di attaccare la Commissione a torto”, il lussemburghese ce l’ha con l’ex sindaco di Firenze soprattutto per i suoi attacchi all’Europa in vista degli aiuti chiesti per i terremotati. Il presidente del consiglio ha così replicato: “Juncker dice che faccio polemica, ma non è polemica, perché non guardiamo in faccia nessuno. Una cosa è il rispetto delle regole, altro è che queste regole possano andare contro la stabilità e la sicurezza delle scuole dei nostri figli. Noi quei soldi li mettiamo fuori dal patto di stabilità vogliano o meno i funzionari di Bruxelles”. Juncker però non sembra aver preso di buon grado nemmeno l’elezione di Trump, infatti, in merito a ciò ha dichiarato: “Penso che rischiamo di perdere due anni aspettando che Donald Trump termini di fare il giro del mondo che non conosce. Bisognerà che gli spieghiamo in cosa consiste l’Europa e come funziona. Purtroppo spesso ciò che si dice in campagna elettorale è vero, e con Trump alla testa degli Stati Uniti rischiamo contraccolpi negli equilibri intercontinentali nei suoi fondamenti. Sui migranti e gli statunitensi non bianchi Trump ha un’attitudine che non rispecchia i valori europei”. Insomma l’Europa si sente attaccata e tira fuori gli artigli. Ora è da capire se dietro la decisione di Renzi di abbandonare il vessillo blu con le 12 stelle ci siano motivazioni patriottiche o semplicemente di poltrona, insomma il referendum sta arrivando ed è meglio presentarsi alla porta degli italiani con il vestito giusto.

Antonio Russo