Donald Trump, cronache di un insuccesso vittorioso

Donald Trump (Sean Gallup/Getty Images)
Donald Trump (Sean Gallup/Getty Images)

Il futuro è già qui e poco importa se molti fanno finta di non vederlo. Per citare Wagner siamo dinanzi al crepuscolo degli dei, la vittoria di Trump, infatti, non ha fatto altro che riaffermare un concetto già evidente negli ultimi anni e cioè che il mondo, così come lo conosciamo, sta viaggiando in una direzione diversa, rompendo col passato. I sistemi di comunicazione e gli istituti di sondaggio sembrano essere entrati in crisi così come le democrazie un po’ in tutto il globo. L’elezione del magnate americano, infatti, è solo la punta dell’iceberg di un processo che parte da lontano e affonda le proprie radici nella cara vecchia Europa. Il modello democratico, infatti, sembra non riuscire più a soddisfare un popolo che si aggrappa a questo punto ad estremismi (in Francia, Austria e nei paesi nordici si stanno affermando sistemi di estrema destra) o a movimenti anti-sistema (in Italia l’improvvisa ascesa del Movimento 5 Stelle) e ancora sta portando allo smembramento dell’Europa (la Brexit).

Dopo la fine della seconda guerra mondiale vi è stata una sorta di esplosione nel mondo occidentale, che ha portato alla formazione di tutti i sistemi politici che oggi conosciamo. In quel frangente l’impulso fu dato dagli Stati Uniti, che usciti unici vincitori veri del conflitto riplasmarono il mondo o parte di esso a loro immagine e somiglianza. Oggi, invece, vi è una sorta di implosione, come un’onda che dopo essersi abbattuta sulla spiaggia si ritira nel mare lasciando dietro di sé uno scenario completamente diverso rispetto a prima e in via di assestamento. La vittoria di Trump per quanto sorprendente non era così fuori da ogni tipo di immaginazione come ci hanno voluto far credere. Il miliardario statunitense, infatti, già alle primarie del Partito Repubblicano aveva stracciato i propri avversari sovvertendo le gerarchie della vigilia. Insomma diciamo pure che l’inaspettato era prevedibile in un certo qual modo e il modello di comunicazione di Trump funziona poiché mira alla pancia dell’elettore piuttosto che al cuore o alla mente. L’aver abbandonato completamente il politicamente corretto ha rotto con gli schemi precedenti creando una frattura con il sistema politico precedente che tanto aveva deluso l’elettorato. L’imprenditore newyorchese ha scavato tra i ceti più bassi della società americana racimolando voti preziosi, inoltre, il suo essere in una posizione di conflitto con entrambi i partiti presenti negli USA (anche gli stessi Repubblicani non vedevano di buon grado la sua candidatura) lo ha reso perfetto per interpretare il ruolo di colui che distrugge il legami con il passato costruendo un nuovo futuro. Certo vista così può sembrare decisamente semplice riuscire a vincere le presidenziali in America, ma non è così, le ragioni del successo di Trump, infatti, si legano a concetti molto più profondi. Per prima cosa, il 45° presidente degli Stati Uniti si è scagliato apertamente contro il potere mediatico, ai suoi comizi ha ritirato gli accrediti a importanti testate ed ha sempre affermato che: “Se i ripugnanti e corrotti media si occuperanno di me in maniera onesta e non inventeranno falsità, vincerò su Hillary con il 20%”. Il magnate inoltre si è scagliato contro la globalizzazione economica, ritenendola l’unica responsabile di una crisi senza fine che affligge tutto il mondo occidentale. Si è mostrato inoltre un protezionista convinto, dichiarando di voler chiudere le frontiere con il Messico costruendo un muro e imponendo tasse più severe sui prodotti importati. Trump ha anche promesso di non intaccare pensioni e prevenzione medica istituite da Obama anzi di ribassare il costo dei farmaci e di eliminare l’imposta federale che colpisce le famiglie a basso reddito. Il newyorchese si è anche scagliato contro Wall Street, vuole il ripristino della legge Glass-Steagall, adottata nel 1933, durante la Grande Depressione che prevedeva la separazione tra le banche tradizionali e le banche d’investimento, inoltre propone di aumentare in modo significativo le tasse sui mediatori di hedge fund. Punto fondamentale della politica di Trump è soprattutto la lotta al terrorismo con un’inaspettata alleanza con la Russia. Insomma il magnate americano punta all’unione di due delle più grandi superpotenze mondiali per sconfiggere un nemico che ormai sta diventando comune. Infine, il neo-presidente ha l’intenzione di dissolvere la NATO, l’America, infatti, è in un momento di grande crisi economica e non può più permettersi una politica estera di tipo interventistico. Insomma, diciamo pure che gli americani non sono diventati pazzi, ma semplicemente Trump ha attuato una politica segmentata che si sposa con le esigenze di alcune porzioni della popolazione statunitense. Tutto questo naturalmente non nobilita un personaggio decisamente trash nel suo conformismo ostinato, ma ne spiega le motivazioni del successo. Siamo di fronte alla nascita di un nuovo mondo, quello postmoderno, che ci crea ansia e spossamento. È qualcosa che conosciamo, ma non riusciamo a capire e questo ci preoccupa, sappiamo come stiamo camminando, ma non riusciamo a vedere dove stiamo andando, è il futuro che mangia il passato assimilandone i tratti caratterizzanti sputando fuori un presente mai visto, ma che in un certo senso ci ricorda qualcosa.

Antonio Russo