
Mentre venerdì 18 novembre il marito di Roberta Ragusa, Antonio Logli, comparirà di fronte al gip di Pisa, Elsa Iadaresta, che dovrà decidere se mandarlo o meno a processo per il presunto omicidio della moglie sparita nel nulla la notte fra il 13 e 14 gennaio 2012 e il cui corpo non è mai stato ritrovato trova conferma l’ipotesi inizialmente soltanto giornalistica secondo la quale l’uomo chiederà il rito abbreviato in caso di rinvio a giudizio. In questo modo Logli eviterebbe l’acquisizione da parte della Procura di nuove prove a suo carico, eviterebbe anche la giuria popolare (il ruolo dei giudici togati potrebbe avvantaggiarlo, proprio come accaduto nel caso Guerrina Piscaglia con Padre Gratien) e in caso di condanna, come prevede il nostro ordinamento giudiziario, beneficerebbe di uno sconto di un terzo della pena. L’avvocato Nicodemo Gentile, legale rappresentante di Penelope, associazione che dà sostegno ai familiari delle persone scomparse, spiega: “Quella del rito abbreviato è una possibilità che avevamo considerato, Logli cerca di cristallizzare le prove a suo carico acquisite finora. Difficilmente la mancanza del corpo di Roberta Ragusa potrà essere un elemento ostativo: Antonio Logli è un callido mentitore”. A questo punto però diventano fondamentali le testimonianze dei figli. Infatti loro sono gli ultimi ad aver visto viva Roberta e “molte delle loro dichiarazioni smentiscono Logli” spiega sempre Gentile. C’è poi anche l’ipotesi che venerdì l’udienza venga rinviata. Infatti la Procura starebbe effettuando nuovi accertamenti investigativi e ascoltando diversi testimoni tra cui, appunto, il figlio maggiorente di Antonio Logli.
F.B.
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