Non finiscono i guai per Daniela Poggiali, l’infermiera 44enne che lavorava all’ospedale Umberto I di Lugo, nel ravennate, accusata di avere ucciso una sua paziente 78enne iniettandole la mattina dell’8 aprile 2014 una dose letale di potassio e condannata all’ergastolo lo scorso marzo. Infatti quello per cui è stata riconosciuta colpevole pare non sia l’unico omicidio commesso in ospedale dalla donna. Infatti la Procura di Ravenna ha da poco notificato alla donna, attualmente in carcere a Bologna, l’atto di fine indagini – preliminare alla richiesta di rinvio a giudizio – per l’omicidio volontario di Massimo Montanari, il 95enne di Conselice ed ex datore di lavoro del fidanzato della Poggiali, deceduto la notte del 12 marzo 2014 nonostante i medici avesser ravvisato “un parziale miglioramento del quadro clinico” tanto che avrebbero dovuto dimetterlo la mattina seguente. Ad aggravare la posizione della Poggiali in questo caso rispetto al primo omicidio ci sarebbe anche un movente legato proprio al licenziamento del fidanzato da parte di Montanari. L’infermiera, come appurato dalle indagini dei carabinieri coordinate dal procuratore capo Alessandro Mancini e dal pm Angela Scorza, si recò il 3 giugno 2009 negli uffici della ditta Montanari per consegnare un certificato. In quell’occasione non solo schernì la segretaria dicendole “scendi giù da quei tacchi che sei ridicola”, ma soprattutto minacciò sia lei che il titolare: “State attenti te e Montanari di non capitarmi tra le mani, perché io vi faccio fuori”. Esattamente quanto poi avvenne, secondo l’accusa, cinque anni dopo con la “solita” iniezione letale di cloruro di potassio. La Procura contesta dunque alla Poggiali quattro aggravanti: i motivi abietti, la premeditazione, l’utilizzo del farmaco in dosi non terapeutiche e l’abuso di potere inerente alla sua qualifica di infermiera (in riferimento al fatto che riuscì ad impedire qualsiasi intervento rianimatorio sul povero Montanari). Rimarranno così due i casi accertati e ascrivibili alla Poggiali dato che per le altre 38 morti sospette avvenute nel suo reparto non è stato possibile raccogliere abbastanza prove e la procura ne ha chiesto l’archiviazione.
F.B.