“Se vince il no al referendum, conseguenze inimmaginabili”

(ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)
(ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

Wolfgang Münchau, condirettore del Financial Times ed esperto di Unione Europea, in un editoriale mette in guardia: se al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre dovesse trionfare il fronte del No, come peraltro dicono i sondaggi, l’Italia sarebbe fuori dall’euro. Per Münchau il “5 dicembre l’Europa potrebbe svegliarsi con l’immediata minaccia della disintegrazione”. L’assunto di base è che una vittoria del no galvanizzerebbe i movimenti e partiti più “populisti” e farebbe seguito all’affermazione di Donald Trump alla presidenza degli Usa e alla Brexit.

Lo scenario descritto dal Financial Times si scontra però con le rassicurazioni del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio: “L’Italia rischia di uscire dall’euro se vince il No? Mi sembra una prospettiva francamente poco realistica”. Il ministro ha quindi aggiunto: “Se vince il No, si apre un periodo di instabilità politica, ma per fortuna abbiamo un Presidente della Repubblica capace e saggio, quindi l’Italia non deve avere paura del suo futuro e i cittadini devono scegliere liberamente”.

Nel frattempo, arriva un altro allarme e a lanciarlo è l’economista Steve Eisman, il quale aveva intuito che i mutui subprime, i prestiti concessi con scarse garanzie e poi indirizzati in rischiosi prodotti finanziari, avrebbero far crollare Wall Street. Secondo l’economista, infatti, il prossimo crack economico arriverà dalle banche italiane. Decisivo in questa nuova crisi che sembra alle porte è il ruolo degli Npl (Non performing loans), ovvero i crediti deteriorati, che derivano da finanziamenti concessi dalle banche a famiglie e imprese finite male: le banche non li avrebbero svalutati del tutto ma li tengono in bilancio con un valore che si aggira tra il 45 e il 50% del valore all’origine. Il problema è che l’effettivo loro valore è del 20%, spiega Eisman.

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GM