La notizia circolava da tempo negli ambiti scientifici: ora è arrivata la conferma. L’utilizzo dell’aspirina per lunghi periodi di tempo può ridurre fino al 60% l’insorgenza del tumore della prostata. Gli studi confermano che l’assunzione regolare del farmaco per un lasso di tempo di 5 anni si riducano drasticamente le possibilità di cancro alla prostata.
L’aspirina è un potente antinfiammatorio e come tale può essere considerato un buon agente nella prevenzione di quelle patologie che si associano ad uno stato infiammatorio cronico. Come alcuni tumori, che si sospetta abbiano fra i loro meccanismi di formazione lo stimolo proliferativo dovuto all’infiammazione su cui poi può inserirsi l’azione di un cancerogeno o un qualche errore del Dna che agevoli la trasformazione neoplastica delle cellule.
L’ultima ricerca a correlazione di questa tesi è uno studio condotto dalla Società italiana di medicina generale (Simg) su 13.453 pazienti affetti da malattie cardio-vascolari e presentato in occasione del congresso nazionale della società.
“Quello alla prostata è, infatti, il tumore più frequente tra la popolazione maschile del nostro paese e quest’anno colpirà 35mila italiani. Grazie all’effetto protettivo dell’aspirina potremo dimezzare il rischio di nuovi casi” sottolinea Claudio Cricelli presidente Simg. La ricerca, che dimostra anche l’efficacia nel ridurre del 30% i casi di carcinoma al colon retto, ha utilizzato i dati raccolti nel portale Health Search Ims Health Longitudinal Patient Database. L’aspirina, spiega Francesco Lapi, direttore della ricerca di Health Search, “è un farmaco antiaggregante e antinfiammatorio, agisce inibendo alcune vie enzimeatiche che favoriscono la proliferazione cellulare. Quindi riesce a bloccare la riproduzione incontrollata delle cellule che caratterizza le patologie oncologiche”.
LC