
Notificato in questi giorni il decreto che dispone il giudizio immediato a carico di Amedeo Mancini, il 38enne legato all’ambiente ultrà accusato dell’omicidio preterintenzionale di Emmanuel Chidi Namdi, il richiedente asilo nigeriano morto a Fermo lo scorso 6 luglio dopo un aggressione. L’udienza è fissata per il 25 gennaio davanti alla Corte di Assise di Macerata, ma gli avvocati Francesco De Minicis e Savino Piattoni, che difendono Amedeo Mancini, hanno tempo sino a venerdì 2 dicembre per scegliere se optare per il rito alternativo. Nessuno degli atti presentati dal pm è sconosciuto alla difesa, anche se in queste ore emergerebbe una sorprendente informativa di polizia secondo la quale Emmanuel Chidi Namdi sarebbe legato alla mafia nigeriana, tant’è che diversi esponenti sarebbero stati presenti ai suoi funerali.
Si tratta dell’ennesimo capitolo di questa triste vicenda, dove resta al vaglio della magistratura quanto affermato dall’indagato, oltre che dalla supertestimone che sostiene di aver visto il nigeriano poi ucciso aggredire per diversi minuti il fermano, che peraltro è in carcere dopo la decisione del Riesame di confermare le misure cautelari. A sostegno della tesi anche le affermazioni da parte di due vigili urbani giunti sul posto. Tra le tante controverse testimonianze, anche il racconto di Andrea Fiorenza, l’amico che si trovava con il contadino e a cui questi avrebbe detto dopo aver scagliato il pugno: “L’ho pijato bene («l’ho preso bene», in dialetto marchigiano), l’ho steso per terra”.
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GM