Il giorno dopo il terribile disastro aereo occorso a 30 km dall’aeroporto di Medellin, Colombia, arrivano le prime dichiarazioni dei pochi sopravvissuti.
Tra di loro due membri dell’equipaggio che hanno dato una prima versione dei fatti dal punto di vista di chi si trovava sul velivolo: “Mi sono salvato perché ho seguito alla lettera il protocollo. Ho messo la testa tra le gambe e mi sono messo in posizione fetale”, ha dichiarato Erwin Tumiri. L’uomo ha spiegato poi che il panico ha preso il sopravvento sulla maggior parte dei passeggeri: “Ho visto anche molti passeggeri alzarsi in piedi e cominciare a gridare”. L’assistente di volo Ximena Suarez è stata soccorsa qualche ora dopo lo schianto. La giovane donna ha parlato al giornale “El Colombiano”: “L’aereo è andato fuori rotta e ha perso molta quota prima di schiantarsi”.
Le parole dei sopravvissuti
L’incidente ha causato la morte di 71 persone, tra cui la quasi totalità della squadra di calcio brasiliana del Chapecoense, diretta a Medellin per la finale d’andata della Copa Sudamericana. I dati di volo mostrano che l’aereo ha proceduto circolarmente per diverso tempo, prima di dichiarare un guasto elettrico e di schiantarsi al suolo. Santiago Campuzano, uno dei volontari accorsi sul luogo dell’incidente per prestare i primi soccorsi, ha riportato le parole di uno dei calciatori sopravvissuti, il difensore Alan Ruschel: “La mia famiglia, i miei amici, dove sono?”. Il calciatore versa ora in condizioni critiche ma stabili, ricoverato in ospedale. Da oltre 24 ore ci si interroga sulle cause della tragedia. L’ipotesi che sta prendendo corpo con più consistenza è quella secondo cui l’aereo avesse terminato il carburante ed il pilota avesse tardato a comunicarlo. Si è parlato anche di un gesto eroico da parte dello stesso comandante, che avrebbe svuotato il serbatoio prima dell’impatto per evitare esplosioni, ma le prime ricerche non hanno rinvenuto alcuna traccia del suddetto carburante nell’area interessata dall’incidente.
I problemi di atterraggio
Un’analisi più attenta riporta all’ipotesi del carburante insufficiente. La distanza che separa Santa Cruz, luogo di partenza, e la destinazione Medellin è infatti di circa 3000 km, gli stessi percorribili dall’aereo a pieno carico. Uno scalo avrebbe con ogni probabilità evitato la tragedia, come anche la sfortunata coincidenza che ha costretto il volo 2933 a ritardare la procedura di atterraggio. Una volta nei pressi di Medellin infatti, la precedenza è stata data ad un altro volo che aveva richiesto urgentemente di atterrare per via di problemi tecnici. Il volo 2933 si è dunque ritrovato ad essere il terzo di quattro velivoli “in coda” per atterrare, ma la scarsità di carburante ha indotto il comandante a richiedere un atterraggio immediato. Permesso accordato, ma troppo tardi: di lì a poco infatti, la perdita improvvisa di potenza e lo schianto a Cerro Gordo.
Le dichiarazioni del direttore della compagnia aerea
Il generale Gustavo Vargas, direttore della compagnia aerea LaMia ha dato la sua versione dei fatti: “Stiamo aspettando qualche informazione in più dalle investigazioni in corso. Ma se il pilota credeva di non avere sufficiente carburante doveva fermarsi a Bogotà per fare rifornimento. L’aeroporto di Bogotà, come descritto dal piano di volo, era l’alternativa in qualunque caso. Prima di sorvolare Bogotà il pilota doveva prendere una decisione: proseguire fino a Medellin qualora avesse ritenuto sufficiente il carburante rimasto, o atterrare a Bogotà e fare rifornimento. Evidentemente se ha scelto di proseguire è perchè c’erano le condizioni sufficienti per farlo”.