“Signor giudice, le spiego perché ho evaso le tasse…”

Diego Lorenzon (foto dal web)
Diego Lorenzon (foto dal web)

“Tenere duro per l’azienda e le famiglie degli operai”, queste le parole d’ordine di Diego Lorenzon, 53 anni, titolare della Poolmeccanica di San Michele al Tagliamento, che negli ultimi anni ha dovuto fare i conti con banche, fisco e fornitori che lo pressavano, facendo anche fronte ad alcuni strascichi giudiziari perché accusato di omesso versamento di ritenute certificate in riferimento all’Irpef 2012. Nell’udienza di ieri si pensava di rinviare il processo a gennaio ma Diego Lorenzon ha problemi di salute, così ha chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee: “Che cosa dovevamo fare in queste condizioni disperate? Siamo tre fratelli: non abbiamo né panfili né case a Cortina”, ha detto Diego Lorenzon ai magistrati. Si è arrivati così a sentenza e non essendoci dolo nei 263 mila euro di ritenute non versate è arrivata l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato.

Molte le vicende simili emerse in questi anni, come quella di Corrado C., un imprenditore e manager del settore costruzioni. L’uomo non aveva versato 170 mila euro di Iva e dal 2005 contrattava con Equitalia la rateizzazione delle imposte arretrate. In qualche modo riusciva a pagare, almeno fino al 2011 quando proprio non ce l’ha più fatta. E il tribunale nel marzo scorso aveva disposto il sequestro dei beni personali e aziendali, a garanzia di quanto doveva all’Erario, portandolo vicinissimo all’incubo del fallimento. La Cassazione lo aveva assolto, ribaltando la sentenza: negli anni in cui l’imprenditore accumulava debiti con l’erario, stava anche accumulando ingenti crediti. Si tratta di quasi 3 milioni e 900 mila euro che la pubblica amministrazione non gli ha ancora pagato. Anche in questo caso, non vi era volontà dolosa di evadere.

Qualche tempo fa, a Fontanelle, un piccolo paesino in provincia di Treviso, Aldo Rebuli, imprenditore 69enne ha deciso di salvaguardare i propri dipendenti a discapito del pagamento delle tasse. Stessa scelta di un imprenditore aretino, titolare di un’azienda che opera nel settore degli infissi, che è stato processato rischiando una condanna dai sei mesi a due anni, in quanto non avrebbe pagato l’Iva pur di garantire invece il pagamento degli stipendi ai suoi dipendenti. Il giudice lo ha assolto, dandogli ragione: anche lui lo ha fatto per il bene dei dipendenti e dell’azienda.

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GM