Voto all’estero: Renzi prova a giocarsi il tutto per tutto

(websource/archivio)
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E’ scaduto ieri pomeriggio il termine per gli elettori residenti all’estero per votare al referendum costituzionale di domenica 4 dicembre e inviare il plico ai consolati che li raccoglieranno e spediranno in Italia. Lo spoglio avverrà poi domenica notte in contemporanea in un capannone a Castelnuovo di Porto, dove verranno portati tutti i plichi e dove si gioca – a detta di diversi osservatori – una fetta importante dell’esito finale del voto. Infatti, il presidente del Consiglio Matteo Renzi conterebbe molto sul fatto di fare incetta di Sì: “Se il Sì riesce a conquistare il consenso dei due terzi degli italiani all’estero – ha detto ieri durante un’intervista al quotidiano belga Le Soir – allora ce la possiamo fare“.

Renzi fa i conti col pallottoliere e spiega come – tenendo l’asticella dell’affluenza al 58% come per le europee – i voti dell’estero potrebbero contare il 3%, il che vuol dire che il premier punta con quei voti a ribaltare il risultato in “casa”, dove si prospetta una vittoria del No. “Magari questa volta  si può arrivare a un milione e mezzo di voti all’estero. Se noi ne prendessimo un milione, allora l’ago della bilancia si sposterebbe”, sottolinea ancora Renzi, mentre il Comitato del No protesta per le modalità di voto e in queste ore sono in tanti a denunciare irregolarità.

Nei giorni scorsi, infatti, Edoardo Livolsi, un italiano residente in Repubblica Ceca, aveva spiegato di aver ricevuto due buste con tutte le indicazioni per votare dall’estero al prossimo referendum costituzionale: “Due plichi identici, a mio nome, nella cassetta della posta. Quanti altri ce ne sono?”. Non è l’unico caso: da Londra, una coppia denuncia di essersi vista recapitare un terzo plico indirizzato a uno sconosciuto. “Per votare basta aprire la busta e barrare la casella sulla scheda, quindi richiuderla e inserirla in un’altra busta preaffrancata da rispedire al consolato”, ha sottolineato la donna, aggiungendo: “La scheda è chiusa, ma noi potremmo votare per questa persona senza che nessuno se ne accorga”.

Un’altra donna ha raccontato la sua esperienza: ha trovato il plico nella cassetta delle lettere, come se fosse una qualsiasi busta e insieme al suo c’era quello dell’ex inquilina del piano di sopra, trasferitasi mesi fa. Infine, c’è chi ha ricevuto il plico elettorale, ma all’interno non c’era alcuna scheda. Sul voto degli italiani all’estero era intervenuto anche Enrico Mentana, direttore del TG LA7, attaccando il presidente del Consiglio Matteo Renzi: “Non si può rischiare di falsare questa consultazione cercando un rapporto unilaterale, che è possibile soltanto a chi guida l’istituzione governativa nei confronti degli italiani all’estero”.

Questa la tesi di Mentana: “Teoricamente e seriamente ci vorrebbe una lettera, anzi una busta con dentro due lettere: le ragioni del Sì e le ragioni del No. Raggiungerli solo da un lato comporta il rischio veramente forte di avere qualcuno che nel dibattito referendario fa la parte del leone”. Stamattina, intanto, sul voto degli italiani all’estero al referendum è intervenuto il ministro Paolo Gentiloni: “Parlare di brogli intenzionali nel voto all’estero non solo non ha senso ma è anche offensivo per tutte le istituzioni”.

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GM