Alitalia, crisi infinita: “Molto dipende dall’esito del referendum”

I vertici Alitalia (TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)
I vertici Alitalia (TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)

A due anni dalla fusione con Etihad, l’Alitalia è di nuovo in crisi, una crisi silenziata in attesa di capire quale sarà l’esito del referendum di domani, e lo confermano i consigli di Amministrazione saltati e rinviati nell’ultima settimana. Un’ulteriore conferma arriva poi dalle parole dei sindacati: “Si attende di capire se il Governo Renzi sarà ancora un interlocutore”. A farne le spese, ancora una volta, saranno probabilmente i lavoratori, perché l’ennesimo piano di ristrutturazione finirà per pesare sulle casse della Stato e comporterà inevitabili esuberi.

La compagnia di bandiera italiana nel 2015 aveva raggiunto l’obiettivo di portare le perdite a poco meno di 200 milioni di euro, quasi un terzo del disavanzo dell’anno prima, ma non bastano le livree con il tricolore e la grande operazione di marketing con le divise vintage tirate a lucido per rilanciare Alitalia e riequilibrare in via definitiva i conti. Il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, ha confermato la situazione molto negativa e a ben poco serve la stampella offerta facendo saltare dalla legge di Bilancio l’aumento sulla tassa d’imbarco. Indiscrezioni interne ad Alitalia, infatti, parlano di un’azienda pronta a tagliare fino a 2.000 posti di lavoro mettendo a terra ben 20 aerei.

A volerlo, in particolare, è l’azionista di controllo Etihad, mentre sul punto i sindacati sono ovviamente sul piede di guerra, come spiega Francesco Staccioli, responsabile per il trasporto aereo del sindacato Usb: “Una corsa al ribasso che Alitalia non puà permettersi, mentre Ryanair, diventato con 29 milioni e mezzo di passeggeri trasportati il principale vettore del Paese,  annuncia di voler far viaggiare i passeggeri gratis, si tratta di voler drogare un mercato che ha bisogno di regole, altrimenti saranno i lavoratori a pagarne e lo Stato italiano a farsene carico”. Staccioli ricorda come dal 2008 sono già stati 10mila gli esuberi in Alitalia “ma l’azienda non può rincorrere un modello attuato da compagnie che hanno un tournover esasperato, fatto di lavoratori giovani che restano poco tempo. In confronto Alitalia ha personale anziano”.

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GM