
Una coppia di pensionati, 73enne ex dipendente di una ditta artigianale lui, 64enne un tempo maestra d’asilo lei, dopo una vita trascorsa a lavorare, decidono di prendersi una vacanza a Glascow, in Scozia. Così, a fine settembre, la coppia, in compagnia di due amici, dopo aver regolarmente effettuato il check-in e superato il controllo passaporti all’aeroporto di Milano Malpensa, si imbarca sul volo della compagnia EasyJet. Marito e moglie non possono immaginare quello che sta per accadere: una hostess li avvicina e li invita a scendere dal velivolo. Il motivo lascia i due esterrefatti: sono stati rifiutati dal Regno Unito perché “persone non gradite”, ovvero tacciati di essere “pericolosi per l’incolumità dei passeggeri dell’aereo e della nazione”.
La hostess ha dovuto spiegare, non senza un po’ di imbarazzo: “Signori, mi dispiace, ma sono costretta a chiedervi di tornare indietro, nel Regno Unito non siete graditi”. “Ma se non ci siamo mai stati?”, risponde sbigottito il marito. Fatto sta che i due scendono dall’aereo e solo dopo un paio d’ore la compagnia low-cost dà loro le prime informazioni: “L’ufficio immigrazione ha inviato l’ordine di offload e non è responsabilità dell’Easyjet, anzi evitate di partire con un altro volo perché tanto vi rispediscono in Italia e a noi comminano una sanzione di 2mila euro”. La coppia decide di tornare a Napoli e da lì contattare il Consolato britannico di Roma che risponde di “essere impossibilitato a dare informazioni di questo genere”.
Non resta a quel punto che affidarsi all’avvocato Enrico Viggiano, che invia una lettera all’ufficio britannico competente, invitandolo a motivare il mancato ingresso. Il 5 ottobre il Consolato Generale d’Italia a Londra si dichiara “sorpreso nell’apprendere la vostra disavventura”, confermando che “si sta attivando presso le Autorità Britanniche al fine di ottenere risposte in merito all’accadimento”. Finalmente arriva la risposta del Ministero degli interni britannico: “Confermiamo che non abbiamo l’autorizzazione ad accogliervi nel Regno Unito. Ciò significa che dobbiamo rifiutarvi. Dobbiamo rispettare questo precetto o ne risponderemmo secondo la legislazione del Regno Unito”.
A questo punto l’avvocato Viggiano prova a ipotizzare: “Potrebbe trattarsi di uno scambio di persona ma anche questa ipotesi appare controversa: un errore può capitare, ma uno appunto: quante probabilità ci sono che ciò accada a due persone sullo stesso volo, peraltro coniugi?. Chiederemo i danni alla salute non ci fermeremo e scriveremo nuovamente alle autorità competenti: la posizione dei miei assistiti va risolta nel più breve tempo possibile o rischiano di non poter più viaggiare”.
Nelle scorse settimane, un altro episodio davvero incredibile era avvenuto nel Regno Unito: una donna di origine italiana stava per iscrivere una delle sue bambine a scuola, dalle elementari alle medie e nel dichiarare la nazione di appartenenza ha scoperto che gli italiani erano stati divisi tra italiani, napoletani e siciliani: “All’inizio pensavo fosse uno scherzo, di quelle bufale che si trovano su Internet, ma poi per capire meglio ho chiamato la persona, una mia cara amica, e lei mi ha confermato tutto”, ha detto la donna. Con lei si schiera, Michele La Motta, da 25 anni a Cambridge, di origini partenopee: “La signora mi ha detto che doveva iscrivere la sua bambina al primo anno di quella che in Italia è la prima media. Qui ormai si fa tutto online. Al momento di descrivere la nazionalità, sul modulo ha però trovato alcune opzioni che fino a poco tempo fa non c’erano”.
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GM