
“Ho fatto quello che dovevo fare. Ho proposto una riforma giusta. Ho combattuto contro la casta più schifosa. Se non mi vogliono me ne vado con la coscienza a posto”, sarebbero state queste le parole usate da Matteo Renzi dopo la sconfitta elettorale al referendum costituzionale di ieri, che egli stesso ha ammesso annunciando le dimissioni, una sconfitta che non lascia possibilità di appello, visti anche i sei milioni di voti di scarto a fronte di una martellante campagna elettorale del fronte del Sì. Mentre si affaccia l’ipotesi di un governo tecnico e si fa il nome di Romano Prodi, Matteo Renzi spiega ai suoi: “Non credevo che potessero odiarmi così tanto. Un odio distillato, purissimo”.
In primo luogo le accuse sono rivolte alla minoranza del partito, i bersaniani in testa, che ha fatto in modo che “ora Beppe Grillo si senta già al governo. Altro che mucca in corridoio”. Non è un caso, peraltro, che già stamattina, nel corso della trasmissione ‘Agorà’, Francesco Boccia, lettiano e presidente della Commissione Bilancio a Montecitorio, abbia chiesto a Renzi di lasciare anche la segreteria del partito. Renzi viene descritto come molto arrabbiato per la sconfitta referendaria: “Pur di disfarsi di me erano pronti a consegnare l’Italia nelle mani dei grillini. Pensavo fossimo una comunità e invece…”, sarebbe il suo sfogo.
Dalla minoranza dem, lo sfogo del premier dimissionario si allarga a tutto il fronte del No: “Sono tentato di dire che adesso tocca alla coalizione del No dare le carte, sono loro che devono decidere quale governo fare. Li voglio vedere, non hanno un leader alternativo e non hanno un programma, avevano solo un nemico comune. Stavano insieme soltanto per battermi, del merito della riforma della Costituzione non importava niente a nessuno”. Poi riflette ancora ad alta voce: “Adesso sarà la palude, si è condannata l’Italia all’immobilismo e non si riuscirà più a fare niente”. I suoi lo tirano per la giacca, lo spronano a continuare, a non arrendersi, ma da ieri Matteo Renzi è un leader sconfitto e sembra addirittura intenzionato a lasciare la politica, ragionando – spiegano gli addetti ai lavori – su come arrivare alle elezioni anticipate “senza mandare allo sbando il Paese”.
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GM