Referendum: ipotesi governo tecnico, ecco a chi tocca

(GEORG HOCHMUTH/AFP/Getty Images)
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“Ai leader dei fronti del No le mie congratulazioni, i miei auguri di buon lavoro. Questo voto consegna oneri e onori al fronte dei contrari. Dico agli amici del Sì che ho perso io, non voi. Il popolo italiano ha parlato in modo inequivocabile chiaro e netto”, queste le prime parole di Matteo Renzi dopo la sconfitta elettorale al referendum costituzionale di ieri, che egli stesso ha ammesso annunciando le dimissioni, una sconfitta che non lascia possibilità di appello, visti anche i sei milioni di voti di scarto a fronte di una martellante campagna elettorale del fronte del Sì.

Si aprono ora diversi scenari ed è difficile pensare a un immediato ritorno alle urne, mentre si fa avanti l’ipotesi di un governo tecnico, guidato dall’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, un nome che comunque non piace a Forza Italia, visti i precedenti seppur datati. Gli altri due papabili alla successione di Renzi che si rincorrono in queste ore sono Pier Carlo Padoan e Dario Franceschini. Sul futuro del governo tecnico, diverse sono le ipotesi in campo: Berlusconi sarebbe ben disposto a trattare con il Pd per un sistema proporzionale che superi il premio di maggioranza, diversa la posizione del Movimento 5 Stelle, che nonostante il fronte del Sì abbia ottenuto oltre il 40% dei voti, vuole le elezioni anticipate, convinto che l’Italicum possa favorirlo.

“Da domani” – ha annunciato nella notte il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, esponente di spicco dei pentastellati – ” siamo al lavoro per formare la squadra del futuro governo 5 Stelle”. Elezioni anticipate vengono chieste anche dal segretario della Lega Nord, Matteo Salvini: “In un Paese normale gli elettori dovrebbero tornare al voto subito, senza governicchi e governi tecnici. Gli italiani Renzi lo hanno rottamato”. Anche Giorgia Meloni chiede elezioni subito, ricordando su Facebook: “Ha vinto la sovranità nazionale, hanno vinto gli italiani: Renzi si dimetta”.

Da parte di Forza Italia, c’è la richiesta al Pd di formare un nuovo governo, che duri il tempo di approvare una buona legge elettorale, come spiega Renato Brunetta: “Con il premier sono stati sconfitti i poteri forti. Sconfitti chi, come anche Confindustria, ha giocato sulla pelle del nostro Paese. La partita passa nelle mani di Mattarella per verificare se c’è una maggioranza in Parlamento. E il Pd ha il diritto-dovere di formare una nuova maggioranza e un governo non più con Renzi. Si deve fare una nuova legge elettorale con il più ampio concorso possibile e solo dopo andare a elezioni”.

Alla sinistra del Pd, in tanti invece ironizzano sulla sconfitta di Renzi, utilizzando quella stessa espressione che il premier dimissionario usò nei confronti di Enrico Letta ormai tre anni fa: “Stai sereno”. In particolare da Sinistra Italiana si fa appello al Colle perché – ricorda Stefano Fassina – “le regole del gioco si cambiano insieme”. Infine, Massimo D’Alema, tra i sostenitori del No alla sinistra di Renzi, ritiene “irresponsabile l’idea di precipitare il Paese verso nuove elezioni senza fare una previsione sulle leggi elettorali. Io ho combattuto una scelta sbagliata a viso aperto con serenità senza rancore personale. Ora si apra un dialogo rispettoso tra i partiti”.

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