
Gli italiani non potranno godersi la tredicesima che incasseranno intorno a metà dicembre: gran parte di quei soldi, infatti, serviranno a pagare tasse e bollette. Lo riferisce un’indagine congiunta condotta da Adusbef e Federconsumatori. Per ogni 100 euro di tredicesima ricevuta, svela la ricerca di mercato, resteranno nelle tasche dei singoli percettori in media solo 14,6 euro. Il resto è già vincolato per uscite che non si possono evitare e c’è da ricordare che già a novembre gli adempimenti fiscali sono costati 55 miliardi.
Facendo due conti, quest’anno l’ammontare della tredicesima è di 34,4 miliardi di euro, con un +’1,5% rispetto ai 34,4 miliardi del 2015, suddivisi in questo modo: 9,2 miliardi ai pensionati, ovvero quanto incassarono lo scorso anno, 9,5 miliardi ai lavoratori pubblici (+1% rispetto al 2015), 15,7 miliardi (+0,6%) ai dipendenti privati. A questo punto iniziano i problemi, perché l’85,4% della tredicesima sarà consumato da tasse, mutui, bolli, canoni. Le due associazioni dei consumatori hanno calcolato infatti che 5,1 miliardi saranno utilizzati per pagare le polizze assicurative per la responsabilità civile automobilistica (Rc Auto), 4,3 miliardi per saldare prestiti e/o ratei; le rate del mutuo assorbiranno fino a 3,8 miliardi.
Inoltre, il bollo auto vale 4,2 miliardi di euro, le bollette 7,7 miliardi, l’Imu sulla seconda casa 2,3 miliardi; la seconda rata della Tasi comporterà un esborso intorno ai 2,4 miliardi. In tutto sono 29,8 miliardi, in aumento dell’1,7% rispetto al 2015. In questo modo, concludono Adusbef e Federconsumatori, rimarranno in tasca a lavoratori e pensionati poco più di cinque miliardi di euro, pari appunto al 14,6% del torale delle tredicesime
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GM