
Abramo è un uomo disperato che vive con sua figlia e sua moglie a Caivano (Napoli). Un uomo che ha trovato il coraggio di chiedere aiuto, mettendosi in gioco e mettendo in gioco la propria dignità di marito e padre. Abramo spiega: “Mia figlia ha una malattia rara, una distrofia amiotrofica di tipo Becker. Si tratta di una malattia che colpisce i muscoli e che nel corso del tempo se non si fanno le terapie adeguate potrebbe diventare anche degenerativa e provocare alla bimba dei danni maggiori”. Già adesso la piccolina deve seguire costose terapie ogni giorno. E proprio per questo Abramo ha deciso di raccontare tutto. Infatti questo padre è disperato non solo per la malattia della figlia, ma anche per aver perso il lavoro e non essere più riuscito a trovarne un altro: “Io lavoravo in una ditta edile. Poi è successo che dal dicembre 2013 sono stato licenziato e non sono più riuscito a rientrare nel mondo lavorativo”. Abramo vorrebbe soltanto potersi prendere cura della sua famiglia e garantire le cure adeguate alla figlia.
Per questo motivo ha lanciato anche una petizione su Change.org intitolata: “Un lavoro per curare mia figlia, la cosa più bella che ho”. Ecco uno stralcio del uso appello: “Sono un padre di 43 anni e vivo a Caivano, un piccolo comune in provincia di Napoli. La mia gioia si chiama Serena e da sette anni è la cosa più bella che ho, il mio dono prezioso. Serena è la mia bambina ed è affetta da una grave malattia, […] un mostro che ti mortifica e ti limita nei movimenti, che non ti avverte quando viene a trovarti, aggressivo e cattivo più noi proviamo a combatterlo. La mancanza di un’occupazione mi impedisce di dare a Serena l’assistenza di cui ha bisogno. Sta diventando un problema persino portarla al centro “Antares” di Caserta per fare le terapie. Ho cercato di parlare con il Sindaco di Caivano, ho parlato con l’assistente sociale del comune, con la responsabile dei lavori socialmente utili. Ho cercato, insomma, di ricevere delle risposte, ma davanti a me ho trovato soltanto indifferenza, come se fossimo marziani sbarcati sulla Terra: “Vi faremo sapere, non vi preoccupate, al più presto vedremo, i tempi sono maturi, mi invii il suo curriculum”. Vorrei poter tornare a lavorare, ci penso ogni giorno. Voglio fare qualcosa di più per mia figlia Serena. Per questo rivolgo un appello all’Unione Industriali di Napoli e al suo Presidente Ambrogio Prezioso. Permettetemi di garantire un futuro a mio figlia”. E’ lo stesso Abramo a spiegare i riscontri che ha avuto: “Alcuni mi hanno risposto proponendomi dei soldi. Ma io non voglio soldi, voglio un lavoro che mi ridia la mia dignità che ho perso. Perché se un uomo non lavora, allora non è niente”.
F.B.
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