
Matteo Renzi, dopo aver salutato tutti i suoi follower social con il messaggio d’addio pubblicato su Facebook e prima di recarsi al Quirinale per le dimissioni, ha parlato alla Direzione del Partito Democratico. Accolto dall’applauso anche di chi poche ore prima aveva brindato per la vittoria del No Renzi ha annunciato di aver sentito l’ex presidente Napolitano e averlo ringraziato di tutto e poi ha parlato così ai suoi: “Siamo il partito di maggioranza relativa. Dobbiamo dare una mano al presidente della Repubblica a chiudere la crisi nelle modalità che individuerà. Noi non abbiamo paura di niente e di nessuno. Pertanto se le altre forze politiche vogliono andare a votare, dopo la sentenza della Corte costituzionale, lo dicano subito perché qui si tratta tutti di assumersi la responsabilità. Il Partito democratico non ha paura della democrazia e dei voti. Se invece vogliono un nuovo governo che affronti la legge elettorale, ma anche gli altri appuntamenti internazionali che abbiamo – continua Renzi – il Pd è consapevole della sua responsabilità. Ma non può essere il solo, perché abbiamo già pagato il prezzo, in un tempo non troppo lontano, della solitudine della responsabilità. Anche gli altri partiti devono caricarsi il peso, almeno in parte, perchè difficile – ha sottolineato ancora Renzi – sostenere che noi in nome della responsabilità veniamo tratteggiati come, cito: “il quarto governo non votato dal popolo”, “il quarto dopo il colpo di stato del 2015”, “il governo figlio di un parlamento illegittimo” o “il terzo governo di trasformismo di Alfano e Verdini”.
Renzi ha poi spiegato i suoi imminenti “impegni”: “Rimaniamo in carica per l’ordinaria amministrazione, intanto domani torno a casa per festeggiare gli 86 anni della mia nonna più giovane. Speriamo domattina alla Playstation nel torneo con i miei figli di avere più fortuna di quanta ne ho avuta qui con qualcun altro…”. L’ex premier non ha mancato di rifilare una stoccata a chi ha festeggiato dentro al PD la sua disfatta: “So che qualcuno ha festeggiato in modo prorompente la decisione di dimettermi, lo stile è come il coraggio di Don Abbondio, non giudico e non biasimo ma osservo e rilancio: alzo il calice festeggiando questo momento perché quando sei stato indicato dal Pd a fare il premier hai la fortuna di poter governare e per come la vedo non hai il diritto di mettere il broncio, chi usa il broncio o il vittimismo come elemento di iniziativa politica fa danno a sé stesso”.
F.B.
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