
L’annosa questione dei campi rom abusivi nella Capitale potrebbe risolversi entro marzo: lo scorso 18 novembre, infatti, un atto d’indirizzo per la chiusura è stato votato e approvato dalla Giunta Capitolina presieduta da Virginia Raggi. Il piano è sicuramente ambizioso e cerca di agire in tempi brevi: a gennaio 2017 è prevista infatti una prima delibera che avvii il percorso, seguita da una nuova delibera a marzo che porti di lì a due mesi alla chiusura delle baraccopoli istituzionali. Prevista per maggio, infine, la sottoscrizione di singoli patti tra famiglie o individui residenti nei campi e le istituzioni.
Non risulta ancora chiaro quali risorse e verso quale soluzione abitativa e d’inclusione andranno gli attuali residenti dei “villaggi della solidarietà”, così come vengono definiti istituzionalmente questi veri e propri ghetti, condannati a più riprese dall’Unione Europea. Nel cronoprogramma della giunta Raggi si parla di un’indagine catastale, presumibilmente per reperire immobili che possano essere abitati da chi ora sta nei campi, e di inchieste patrimoniali, anche visti gli scandali in cui spesso sono state coinvolte famiglie di rom benestanti e con tesoretti nascosti.
C’è comunque un rischio reale ed è quello che tempi così brevi non consentano un’inclusione sostanziale di una popolazione di diverse migliaia di persone marginalizzata per decenni all’interno della città. Sulla questione interviene l’Associazione 21 luglio, che esprime cautela e al contempo soddisfazione: “Registriamo come per la prima volta nella Capitale venga prodotto un cronoprogramma per l’avvio del processo per il superamento delle baraccopoli abitate dai rom. Il segnale è quindi importante e non di poco conto”. Per l’associazione il piano Raggi rappresenterà una svolta solo se “ad essa seguirà il congelamento dei bandi milionari che nei prossimi mesi potrebbero ridare vita ad un perverso sistema di realizzazione e gestione di nuovi insediamenti”.
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GM