
Combatte una vita intera contro gli abusi del padre e alla fine, quando riesce a farlo arrestare, cede allo stress e decide di suicidarsi. Questa la triste storia di Dawn McCorimick di 42 anni, sottoposta per anni alle violenze del padre e finalmente riuscita a farlo condannare grazie ad una testimonianza che però le è costata cara. La sua forza ed il suo coraggio sono stati fondamentali per rendere giustizia a lei ed altre 5 ragazze che hanno subito le azioni del papà Richard, condannato ad otto anni di reclusione dalla corte di Edimburgo. Un’amica ha confessato alla stampa di quanto sia stato delicato per Dawn rivivere davanti a tante persone anni ed anni di abusi, riportando a galla sofferenze ed incubi di quando era bambina. Nonostante questa sua confessione sia stata decisiva per la condanna del padre, probabilmente la ragazza ha subito eccessivamente lo stress emotivo del contesto ed ha ceduto a soli cinque giorni dalla sentenza di colpevolezza.
Sempre l’amica ricorda della prima volta in cui Dawn era riuscita a confidarsi circa le violenze, ma pian piano stava riuscendo ad andare avanti. Aveva anche trovato un fidanzato, ma sfortunatamente era morto incidendo ancora di più sul suo già fragile equilibrio emotivo. Quando nel 2006 le prime vittime avevano iniziato ad allertare la polizia, tramite trasferimenti bancari l’uomo era stato rintracciato tra la Thailandia ed il Qatar. Al suo ritorno nel Regno Unito è stato subito trasportato in Scozia per fronteggiare le gravi accuse che gli erano state attribuite. Richard però non ha minimamente confessato alcun tipo di abuso, costringendo la figlia alla sofferta testimonianza che poi lo ha incastrato. Tra le altre cose l’uomo ha più volte accusato Dawn di mentire, ampliando ancor di più il suo senso di colpa che già la attanagliava da tempo. Insieme alla sua, un’altra testimonianza è stata fondamentale per la sentenza definitiva. La ragazza, oggi 28enne, racconta di aver subito i primi abusi all’età di 3 anni, quando Richard la portava a casa sua bloccandola sulle sue gambe mentre guardava la tv. Anche le altre vittime hanno parlato, spiegando nei dettagli i luoghi e le modalità delle violenze. L’uomo è stato dunque dichiarato colpevole, ma paradossalmente lo stress ed il senso di colpa sono state le cause che hanno portato alla morte la povera Dawn.