Cadavere nella cava: nella notte, svolta nell’inchiesta

Gabriella Fabbiano (foto dal web)
Gabriella Fabbiano (foto dal web)

Svolta nel delitto di Gabriella Fabbiano, la donna rinvenuta ieri sul fondo di una cava a Cernusco sul Naviglio, con le mani legate e il corpo avvolto in un telo bianco di plastica. Ad ucciderla sarebbe stato l’ultimo compagno, Mario Marcone, in preda ad una crisi di gelosia. L’uomo, un operatore ecologico residente a Pioltello, ha confessato dopo l’arresto, avvenuto nella serata di mercoledì. Erano stati i carabinieri del Nucleo investigativo di Monza, con quelli di Cassano d’Adda, coordinati dal procuratore aggiunto Alberto Nobili e dal sostituto procuratore Francesco Cajani, ad eseguire poco prima il fermo di indiziato di delitto.

Decisivo il ruolo del Ris di Parma: dopo un’attenta analisi dell’auto di Marcone, i militari del Ris hanno individuato all’interno alcune tracce ematiche. Il successivo sopralluogo nella sua abitazione – in particolare nella camera da letto, ha consentito di evidenziare ulteriori tracce di sangue, “inconfutabilmente riconducibili alla vittima”. Gabriella Fabbiano sarebbe stata uccisa con un colpo di pistola alla testa, poi per disfarsi del cadavere Mario Marcone avrebbe chiesto aiuto a un amico, Fabrizio Antonazzo, un sessantenne di Cernusco.

La donna era separata con figli e di recente avrebbe avuto delle relazioni con alcuni uomini, il che faceva propendere per la pista passionale. Le indagini coordinate dal pm Francesco Cajani e del procuratore aggiunto Alberto Nobili si erano infatti concentrate sin da subito sugli uomini frequentati dalla vittima e nelle scorse ore c’è stata la svolta.

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GM