“I giovani scappano all’estero? Meglio non averli tra i piedi”

Il ministro Poletti con la collega Fedeli (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

Nonostante le critiche al Jobs Act, il ministro Giuliano Poletti è stato confermato responsabile del Welfare nel governo Gentiloni e commentando a Fano il dato relativo ai centomila giovani italiani in fuga dal Belpaese: “Se 100mila giovani se ne sono andati dall’Italia, non è che qui sono rimasti 60 milioni di ‘pistola’. Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”. Poi ha aggiunto: “Intanto bisogna correggere un’opinione secondo cui quelli che se ne vanno sono sempre i migliori. Se ne vanno 100mila, ce ne sono 60 milioni qui, sarebbe a dire che i 100mila bravi e intelligenti se ne sono andati e quelli che sono rimasti qui sono tutti dei ‘pistola’. Permettetemi di contestare questa tesi”.

Poletti ha quindi concluso il suo ragionamento: “Detto questo, è bene che i nostri giovani abbiano l’opportunità di andare in giro per l’Europa e per il mondo. E’ un’opportunità di fare la loro esperienza, ma debbono anche avere la possibilità di tornare nel nostro Paese. Dobbiamo offrire loro l’opportunità di esprimere qui capacità, competenza, saper fare”. Immediata la pioggia di critiche, così il ministro del Welfare è stato costretto a raddrizzare il tiro e a rilasciare nuove dichiarazioni: “Evidentemente mi sono espresso male e me ne scuso. Non mi sono mai sognato di pensare che è un bene per l’Italia il fatto che dei giovani se ne vadano all’estero. Penso, semplicemente, che non è giusto affermare che a lasciare il nostro Paese siano i migliori e che, di conseguenza, tutti gli altri che rimangono hanno meno competenze e qualità degli altri. Ritengo, invece, che è utile che i nostri giovani possano fare esperienze all’estero, ma che dobbiamo dare loro l’opportunità di tornare nel nostro Paese e di poter esprimere qui le loro capacità e le loro energie”.

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GM