Intervento urgente slitta di 4 ore: il finale è drammatico

Un intervento d’urgenza slittato di 4 ore è costato la vita a Maria S., 66 anni, residente a Jesi. Un episodio risalente al 18 settembre 2014 che è tornato di nuovo in auge oggi per la chiusura delle indagini con l’accusa del cardiochirurgo che avrebbe dovuto operare la paziente. Omicidio colposo l’ipotesi accusatoria per lui. Archiviata, invece, la posizione di un altro medico, inizialmente iscritto nel registro degli indagati. Dai documenti clinici è emerso che dalla decisione di intervenire chirurgicamente, presa dall’équipe del reparto specialistico, al decesso sarebbero passate ben quattro ore. La donna aveva accusato un malore in tarda mattinata, con la chiamata dell’ambulanza che è intervenuta tempestivamente. Il cardiologo a bordo del mezzo aveva fin da subito capito la gravità della situazione, e la 66enne, infatti, fu trasportata all’ospedale di Torrette. L’ingresso al pronto soccorso con codice rosso è avvenuto alle 13,42. Ma qui la donna ha dovuto aspettare tre ore per il trasferimento in Cardiochirurgia e per la diagnosi precisa. La decisione era stata quella di operare urgentemente la donna poco dopo le 17, ma la donna è morta attorno alle 21, non riuscendo a superare il grave problema avuto. Dalla cartella clinica è risultato che la scelta di intervenire chirurgicamente era stata presa 4 ore prima. Non si capiscono, dunque, i motivi per cui la donna non è stata operata subito. L’esame autoptico e gli accertamenti hanno portato ira il pm a individuare il presunto responsabile di una morte che forse poteva essere evitata.

M.O.