
Siamo a Montale, in provincia di Pistoia, un paese tranquillo che recentemente è stato sconquassato da una notizia triste. Cataldo Lo Iacono, 64 anni, venticinque da comandante della polizia municipale, infatti, a breve si ritroverà sulla soglia della pensione. Lui è un uomo sobrio, che non sopporta gli sfarzi, nonostante ciò, in paese gli vogliono preparare una festa con i fiocchi per salutarlo degnamente.
Lo Iacono allora racconta del perché di tanto affetto: “Negli anni ’70 ero solo un giovane vigile trasferito in Toscana, quando al comando si è presentata una donna, siciliana come me, per chiedere informazioni su come prendere la residenza a Montale. Mentre le davo informazioni è scoppiata a piangere e mi ha raccontato che voleva lasciare il marito violento e rifugiarsi qui, dove viveva la sorella. Al tempo ero inesperto, non seppi come aiutarla. Qualche settimana dopo ho ricevuto la notizia che, quando era tornata in Sicilia, il marito l’aveva immobilizzata sul letto e le aveva sparato alla testa”. Questo episodio ha creato nel giovane vigile un immenso senso di sconforto che a sua volta ha partorito la convinzione di dover fare qualcosa. Così appena diventato comandante, l’uomo ha cominciato a combattere la violenza contro le donne, ben prima che la parola “femminicidio” diventasse di uso comune. Con pochi fondi ha avviato i primi corsi Tutela Donna nella Villa Castello Smilea a Montale. L’idea di Lo Iacono era quella di creare anche di tenere dei seminari per gli uomini per guarirli dalla cultura che li induce a commettere violenza sulle donne. In Toscana la voce ha cominciato a girare e l’uomo è pian piano diventato un vero e proprio punto di riferimento per quelle donne che venivano maltrattate dai propri mariti. Il comandante ha salvato molte vite e può essere soddisfatto della sua carriera, ora che però va in pensione ha già in mente cosa fare per il futuro: “Continuerò il mio programma contro la violenza di genere. Credo di non avere fatto nulla di eroico o di speciale e di non essere nemmeno un esperto di femminicidio, di maltrattamenti e di bullismo. Ma quando te ne occupi non riesci a smettere, non ce la fai a girare la testa da un’altra parte. E nel tempo libero che mi rimane leggerò libri rimandati da anni, accetterò tutti gli inviti degli amici declinati da decenni per i troppi impegni e prenderò il treno per vedere il Milan a San Siro. E scriverò le mie memorie”.
Antonio Russo