
C’è un mistero che risale a tanti anni fa, ma che a tutt’oggi rimane insoluto, avvolto nel dubbio sia di chi ha vissuto quella storia sia di chi ne è venuto a conoscenza in seguito. Il fatto di cui parliamo è avvenuto a Fayetteville, West Virginia, nel 1945. Si tratta di un centro operaio caratterizzato dalla presenza delle miniere di carbone, principale sostentamento dei suoi pochi abitanti, la maggior parte migranti provenienti dall’Italia. In questo contesto si sviluppa la storia di George Sodder, all’anagrafe ‘Soddu’, italoamericano trapiantato nel profondo nord americano. Lui è il patriarca di una famiglia molto numerosa composta dalla moglie Jennie e da dieci figli di età compresa tra i 3 e i 23 anni. La loro storia diventa di dominio pubblico per ciò che accadde la notte tra il 24 e il 25 dicembre 1945.
Ecco la ricostruzione degli incredibili fatti. Tutta la famiglia è riunita per il Natale e tutta la serata è una folle corsa dei più piccolini per scartare i regali e per giocare con i nuovi oggetti appena arrivati. Intorno alla mezzanotte la mamma Jennie, esausta, decide di andare a letto e lascia i figli ancora svegli a giocare. Quando si alza per controllare che i piccoli siano andati finalmente a letto la donna trova le imposte aperte e la porta di casa socchiusa con la luce all’ingresso ancora accesa. Pochi istanti dopo riceve una telefonata con una voce femminile che chiede di qualcuno che non abitava lì e poi scoppia in una fragorosa risata. Nemmeno il tempo di capire cosa stia accadendo che si sente un rumore fortissimo contro il tetto della casa e poi il fumo acre dell’incendio che sta divampando in casa arriva alle sue narici. In quei momenti concitati i Sodder fuggono dalla casa in fiamme trascinando i figli più grandi, ma i piccoli Maurice, Martha, Louis, Jennie, Betty, rimangono al piano superiore chiusi nella loro stanza. La scala che il padre cerca per salire dall’esterno non si trova più. I pompieri arrivano diverse ore dopo quando tutto è cenere. Qui però inizia il mistero. I corpi carbonizzati dei cinque figli piccoli non si trovano, non ci sono, non sono nelle loro camere né in nessun’altra parte della casa distrutta.
La polizia locale chiude il caso in modo frettoloso. Anche se non ci sono i corpi i bimbi vengono dichiarati morti e l’incendio viene catalogato come una tragica fatalità, Nessuno indaga sul rumore di qualcosa che cade sul tetto (forse una bomba) poco prima dell’incendio, nessuno indaga sul furto della scala ritrovata in un terrapieno distante una ventina di metri dall’abitazione e nessuno presta attenzione al racconto di alcuni testimoni che raccontano di un’auto che si allontanava con dei bambini a bordo. I genitori sono convinti che i figli siano vivi e che siano stati rapiti probabilmente per questioni di mafia. Ma la polizia del luogo non vuole approfondire la questione. Per anni i Sodder si rassegnano ad aver perso i loro piccoli per sempre. Fino a quando nel 1967 ricevono una foto che ritrae un giovane uomo incredibilmente somigliante a uno dei figli smarriti della coppia con sotto la scritta “Louis Sodder” e alcuni numeri che corrispondo al codice di avviamento postale di Palermo.
Due anni dopo il patriarca della famiglia muore senza sapere che fina abbiano fatto i suoi figli. Vent’anni dopo muore anche la moglie, anche lei ignara di ciò che sia accaduto ai suoi bimbi. Ciò che resta di tutta questa storia è un monumento fatto costruire dai genitori, una specie di cappella in cui sono riprodotte sei fotografie.Sul marmo è scritto: “Neanche dopo trent’anni è tardi per indagare”.


F.B.