
Decine di immigrati, per lo più provenienti dal Maghreb e da alcuni paesi nordafricani, si sono stabiliti abusivamente nello stabile dell’ex sede della ditta grafica De Marco di via Fortezza, in zona Villa San Giovanni, a Milano. La struttura tra l’altro si trova a poca distanza da dove, la scorsa settimana, è avvenuta l’uccisione del terrorista di Berlino Anis Amri. L’occupazione abusiva ha mandato su tutte le furie i cittadini della zona che hanno trovato cassa di risonanza del loro malcontento nelle azioni del parroco della vicina chiesa del Cristo Re. Padre Francesco Inversini ha infatti deciso di recarsi insieme ad alcuni parrocchiani presso il commissariato Greco-Turro, per denunciare i migranti alle forze dell’ordine. Il prelato, convinto che siano stati proprio i nuovi vicini indesiderati a forzare la cassetta delle offerte della chiesa pochi giorni fa, ha scritto una dura lettera aperta: “Sono clandestini, senza controllo e lasciati liberi di agire a piacimento. La gente è preoccupata perché non sa darsi ragione di quanto avviene, gli avvenimenti recenti creano sospetti e inquietudini nella popolazione. A nome degli abitanti ritengo opportuno segnalare e sollecitare un intervento delle autorità competenti per chiarire e sanare una situazione che può divenire incontrollata e generare reazioni incontrollabili”. Tommaso, il responsabile dell’oratorio, aggiunge: “Sono africani: magrebini e senegalesi, sono tanti, almeno 50, e mettono paura ai bambini, assediano chi esce dalla chiesa chiedendo l’elemosina. Non si vive più. Sono stranieri, fanno la coda fuori dal ‘Pane quotidiano’ per farsi dare il cibo. Ma abbiamo anche i nostri poveri italiani da curare. Io lo capisco, il parroco che chiede l’intervento della polizia. Non possiamo aspettare che “quelli” vengano a farci la pelle, senza farci sentire dalle autorità. Non dico il mio cognome perché altrimenti quei tizi mi fanno la pelle, ma qui, i genitori e i fedeli sono arrabbiati. Non è escluso che qualcuno decida di passare alle vie di fatto, se le autorità non intervengono. In quartiere non c’è più pace, siamo sotto assedio. Questa gente va e viene, non ha i documenti, dà fastidio, spacca i vetri delle auto. Nel palazzo occupato si sono anche attaccati abusivamente alla corrente elettrica. Adesso sono in 50, ma potrebbero diventare 300. L’edificio ha tre piani e c’è qualcuno in portineria che gestisce gli ingressi, visto che ormai entrano dalla porta principale, come a casa loro. Uno sconcio che deve finire”.
F.B.
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