
Ogni volta che Ben Lindon deve affrontare un ciclo di chemioterapia rimane con un senso di debilitante stanchezza. Ma il 37enne resiste ancora al trattamento che si ripete ogni quattro settimane, lasciandolo sopraffatto dalla spossatezza. Con una diagnosi di un tumore al cervello inoperabile otto anni fa, Ben ha subito quasi 100 cicli dopo che i medici gli hanno detto che affrontare le chemio per il resto della sua vita rappresenta il solo modo per sopravvivere. La cosa fa di lui il britannico più giovane a sopportare questa tale mole di cure specifiche per il tumore. Ma nonostante tutto questo Ben, che è padre di due figli, va avanti dicendo che sono proprio loro la sua fonte di ispirazione. Ben, un aspirante giornalista e chirurgo da Malvern, nel Worcestershire, ha parlato all’edizione online del Mirror prima dell’inizio del suo 89° ciclo di chemioterapia. Il suo è un triste record ed è suscettibile di tagliare le 100 sedute a settembre del prossimo anno per curare il cancro di cui soffre: “Sono la persona più giovane nel Regno Unito ad aver ricevuto questa quantità di chemio”, ha detto. “C’è una donna di 70 anni, da qualche parte in Inghilterra, che ha avuto 75 cicli di chemio, ma il mio specialista ha fatto delle indagini e ha detto che non c’è nessuno nel Paese che ha avuto tanto chemio come me”. L’uomo ha percorso una lunga strada da quando ha saputo di essere malato, provando sconcerto e ponendosi molte domande dopo la diagnosi di un tumore al cervello di secondo grado, o glioblastoma, ricevuta a soli 29 anni nel 2008. Ha sfidato le probabilità di avere due figli – Martha di 4 anni e Sidney di 2 – e portato avanti una vita normale dopo aver imparato ad accettare la sua condizione ed il futuro incerto. Ben, che ha raccolto migliaia di sterline per la ricerca del cancro al cervello, dopo aver vissuto sfide fisiche estenuanti ha detto: “All’inizio ho trovato che la cosa migliore fosse non pensarci o non soffermarmi sulla diagnosi. Si arriva ad un punto di accettazione ed all’autoconvinzione nel dire che non puoi fare nulla di questo. Ho tutte le informazioni che mi servono sulla malattia e tutto l’aiuto che potrei ricevere. E poi ho tante cose da guardare al futuro. La mia ispirazione principale è rappresentata dai miei figli. Mi è stato detto che avevo così tanto veleno messo nel mio corpo che non c’era alcun modo per me di avere dei bambini, ed invece li ho avuti e sono perfetti. Per me è molto più facile parlarne pubblicamente ora e non provo dispiacere nel farlo. I miei figli stanno crescendo così meravigliosamente, e cosa c’è di più forte ed in grado di darti le energie sufficienti oltre a questo?
Più forte di tutto
Ben, che lavora part-time nelle vendite, ha avuto innumerevoli domande per i medici dopo che gli avevano detto che aveva un tumore al cervello aggressivo. Tuttavia, in ultima analisi, voleva sapere quanto tempo gli resta da vivere. Egli ha detto: “Aggressivo era il termine che i dottori hanno usato per descrive la mia malattia, ed era l’unica parte che è stata abbastanza terrificante per me. Hanno detto ‘Si, hai un tumore al cervello ed è molto aggressivo…’. Ho risposto: ‘Bene, che cosa significa’…e loro hanno detto che è fondamentalmente un cancro al cervello del tutto imprevedibile. Potrebbe crescere e diventare più grande (probabile) o potrebbe diminuire, non lo sappiamo. E questa cosa ha necessitato del tempo per me per essere compresa appieno. All’inizio significava che non avevo un futuro”. I medici hanno detto a Ben che era troppo rischioso rimuovere chirurgicamente il tumore perché era vicino alla sua corteccia cerebrale, che controlla le funzioni motorie, come i movimenti e la parola. Gli è anche stato detto che l’intervento chirurgico lo avrebbe esposto ad un grande rischio di morire in sala operatoria o di subire un grave ictus con paralisi. Ben ha affermato: “Mi hanno riferito che sono giovane, in forma e sano, così mi avrebbero curato con la chemio per il resto della mia vita. Quando ho chiesto quanto tempo dovrò vivere mi hanno risposto che, come le persone normali, potrei farcela anche fino a 80 o 90 anni. Ma sempre con queste cure da fare a ripetizione”. Dato che si tratta di un tumore aggressivo, Ben è stato preso in consegna dallo University Hospital di Coventry. Ha dato il suo consenso per ricevere dosi più elevate di chemioterapia e radioterapia, e ha subito anche un attacco di convulsioni ed un piccolo ictus lo scorso anno. Attualmente sta vivendo un processo di chemioterapia che fornisce il doppio della sua dose abituale, e lui stesso ha detto che sembra funzionare “abbastanza bene”. La stanchezza è però inevitabile. Ben ha aggiunto: “C’è una sorta di fatica che è indescrivibile. E’ come un letargo che indebolisce completamente tutta la mia energia. E’ un pò come lottare per restare svegli anche se hai dormito fino alle 10:00, perché ti senti tanto stanco. E lo sei in modo permanente, e la cosa ti può demotivare”.
La sfida più difficile
Nonostante il tumore e la fatica Ben ha completato una serie di sfide fisiche che la maggior parte delle persone che sono sane al 100% non avrebbe il coraggio di tentare. Nel mese di ottobre ha pedalato per tutta la lunghezza della Gran Bretagna – da John O ‘Groats nell’estremo nord della Scozia a Land’ s End, in Cornovaglia, per una distanza complessiva di 1.000 miglia in soli 10 giorni – e lo ha fatto per aumentare l’attenzione nei confronti della ricerca sul cancro al cervello e per raccogliere fondi. Ben ha detto sulla sua impresa: “Nei primi tre giorni in Scozia abbiamo avuto nevischio e vento contrario, ed uno dei medici che faceva parte del mio team ha fatto alcuni calcoli nel bar una notte e ha detto che il vento contrario si sarebbe fatto sentire negativamente. Infatti invece di 10 ore di pedalata al giorno ne abbiamo fatte 12. Siamo passati attraverso alcuni dei paesi più belli che abbia mai visto. Si può apprezzare la bellezza, anche se senti la stanchezza ed il dolore. Ricordo una pedalata fatta molto velocemente giù per una ripida collina ed il vento che mi soffiava in faccia così forte quasi da tenermi bloccato. Ben ha poi completato il suo faticoso compito, anche se i suoi medici gli hanno consigliato di non salire più su una bicicletta fino a dopo Natale. “Ma io sono un uomo molto testardo e ho detto loro che prima di allora sarò su una moto”. Il tenace 37enne ha anche completato una serie di maratone, tra cui quella di Londra nel 2014, ed il Three Peaks Challenge, sfida nella quale gli avventurieri scalano le montagne più alte in Inghilterra, Scozia e Galles in 24 ore per beneficenza. Sta anche parlando con degli specialisti per scoprire se possiede le dovute garanzie fisiche per sostenere una scalata del Monte Everest in Nepal, o almeno per raggiungere il campo base situato ad una altitudine di 5.364 metri. Scalare almeno una parte della montagna più alta del mondo sarebbe una sfida monumentale, ma non è così scoraggiante se confrontata al dover parlare presto della malattia che lo affligge ai suoi figli. Sono troppo giovani per questo, ma Ben sa che la cosa è all’orizzonte. “Non sanno che il loro padre ha un tumore al cervello, ma penso che Martha abbia intuito qualcosa. E’ terribile pensare a come dovrò spiegar loro la cosa”.
S.L.
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