
Si iniziano a delineare le responsabilità rispetto a quanto accaduto all’hotel Rigopiano, dieci giorni fa. Il primo punto fermo dell’indagine del procuratore Cristina Tedeschini, con la collaborazione degli uomini del dirigente Pierfrancesco Muriana, riguarda l’allarme e, secondo quanto rilevato dalla Squadra Mobile di Pescara, c’è chi non ne sottovalutò assolutamente la gravità. Sembra infatti che i soccorritori del 118 capirono subito quanto stava accadendo, una volta allertati. La prima segnalazione della tragedia, con la successiva catena di equivoci che hanno provocato un’ora e 20 minuti di ritardo nella partenza dei soccorsi, avvenne alle 17:40.
E’ a quell’ora che il cuoco Giampaolo Parete, sopravvissuto alla slavina perché in quel momento si trovava fuori dal resort, chiama il 118. La telefonata, dalla centrale di Chieti, passa a Pescara. L’operatrice, molto esperta, deve fare i conti con la linea disturbata, ma capisce le parole “valanga”, “dispersi”, “crolli”. Interrogata, ha sottolineato alla Polizia di essersi resa conto che la situazione era grave. C’è però un rigido protocollo da rispettare, per cui quella segnalazione passò alla Centrale coordinamento soccorso allestita in Prefettura. A una collega e un dirigente medico spiega quanto è riuscita a capire della telefonata e questi si impegnano a verificare l’emergenza. Da quel momento in poi, per ben ottanta minuti, inizia un incredibile balletto fatto di incomprensioni, quello che in questi giorni è divenuto tristemente noto.
I soccorsi provano inutilmente a richiamare Parete, quindi il telefono fisso dell’Hotel Rigopiano, che però ormai è sotto la slavina, infine il contatto con il direttore del Rigopiano Bruno Di Tommaso, che è a Pescara, e risponde semplicemente: “Mo li ho sentiti, è tutto a posto”. In realtà, aveva avuto un dialogo via Whatsapp con dei dipendenti dell’albergo, ma qualche tempo prima. Inoltre, c’è la segnalazione del crollo di una stalla di Farindola, avvenuto dopo le scosse della mattinata, e si pensa a confusione tra le strutture. Infine c’è la telefonata tra Quintino Marcella e l’addetta della Prefettura, la quale bolla quanto tragicamente accaduto come una bufala, che peraltro a suo dire andrebbe avanti da ore. Se dietro questo valzer di telefonate e incomprensioni non ci fosse una tragedia immane, risulterebbero dialoghi degni del teatro dell’assurdo di Ionesco.
Il rischio fu sottovalutato?
Altro nodo fondamentale: almeno un paio di giorni prima della strage l’allarme valanghe, passato da 2 a 4, era stato trasmesso da meteomont alla Prefettura bypassando i Comuni, proprio come vuole il protocollo nei casi di massimo rischio. Non sembra però che siano state predisposte misure di prevenzione; tale particolare, se confermato, sarebbe gravissimo, ma gli investigatori stanno cercando ancora di fare luce su questo passaggio. Sotto accusa poi l’impercorribilità della strada che porta a Rigopiano: agli atti risulta che alle ore 10 del 18 gennaio stava operando a Penne una turbina dell’Anas, ma come noto – nonostante le preoccupazioni dei gestori dell’hotel – i mezzi spazzaneve, inizialmente previsti per le 15, sarebbero poi dovuti passare alle 19 (comunque a tragedia avvenuta) e infine nessuno ne vide nemmeno l’ombra. In queste ore, poi spunta un operaio dell’Anas avrebbe inviato alla Provincia di Pescara due ore e mezza prima della valanga. “Ci sono due turbine disponibili a Penne”, il testo del messaggio, che sarebbe agli atti della Procura di Pescara.
L’accusa è chiara: nessuno ha pensato a dirottare quella turbina nella zona di Farindola che ragionevolmente poteva e doveva essere liberata dalla morsa della neve fresca. Come se non bastasse, la macchina dei soccorsi che si era messa in moto ha trovato sulla sua strada gli alberi sradicati e i blocchi di neve della valanga. Il fascicolo aperto dal procuratore Cristina Tedeschini e dal sostituto Andrea Papalia, è ancora contro ignoti e anche le ipotesi di reato sono disastro colposo, per tutto quello che attiene i fatti ante valanga, e omicidio plurimo colposo per quanto accaduto dopo che la slavina è arrivata sul Rigopiano. Si cerca anche di far luce su tutto ciò che concerne la costruzione dell’albergo, e dunque sul fatto se la struttura poteva essere realizzata in quel posto.
Marco Orrù