Emanuele, guai in carcere per i fratelli accusati di omicidio

Mario Castagnacci, uno dei due fermati (Websource)

Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, i due ragazzi fermati per l’omicidio di Emanuele Morganti, massacrato di botte ad Alatri per aver difeso la fidanzata, sono stati posti in regime di isolamento nel carcere romano di Regina Coeli. Lo si apprende da alcuni legali secondo i quali la decisione sarebbe stata presa per il rischio di ritorsioni e minacce nei confronti dei due ragazzi da parte di altri detenuti. Già ieri lo zio di Palmisani aveva detto che la famiglia, scioccata per l’accaduto, aveva molta paura di ritorsioni e aveva già ricevuto parecchie minacce.

Dal punto di vista investigativo non sono emerse al momento ulteriori novità. Si segue la pista dell’atto commesso sotto l’effetto di droghe. Una pista che non convince la famiglia della vittima che teme un’attenuazione della gravità di ciò che è accaduto.

Emanuele è morto domenica pomeriggio al policlinico Umberto I di Roma, nonostante i tentativi disperati dei medici di salvargli la vita. Le ferite riportate alla testa dopo le botte e le sprangate ricevute si sono rivelate troppo profonde e l’emorragia cerebrale si alla fine rivelata mortale. Nelle scorse ore era intervenuta anche la sua fidanzata ancora molto scossa per aver visto sotto i propri occhi il massacro: “Era la prima volta che Emanuele prendeva la macchina del padre. Ci teneva così tanto. Era tornato dal lavoro, aveva fatto la doccia ed eravamo andati in discoteca. Volevamo solo passare un venerdì sera con la musica e gli amici. Perché è successo? Cosa è successo? Perché l’hanno ammazzato? Perché non li hanno fermati?”.

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F.B.