
“Mio padre mi ha picchiata perché quando è morta mia sorella gli ho detto: ‘Figlio di puttana che cosa hai fatto a Mimì?’. Picchiava mia sorella, mia madre, tutti. L’abbiamo vista tutti Mia dentro la bara. Era piena di lividi”, così Loredana Bertè si confessa a Domenica Live, raccontando la sua difficile situazione familiare. “A mia madre non gliene fregava nulla, le interessavano solo i soldi”, ha dichiarato. “Mia Martini è stata vittima di bullismo. Quando uno è troppo brava, tu la distruggi, dicendo che porta male. Mimì non si drogava, si faceva una canna ogni tanto, ma hanno scritto di tutto. L’hanno infamata. Ancora la ricordano male. Io di solito, nel periodo del 12/14 maggio stacco il telefono, non parlo con nessuno. Quest’anno ho deciso di non farlo”, ha proseguito sulla sorella. “Io mi sento un po’ in colpa perché penso che se avessi fatto qualche viaggio di meno e fossi rimasta un po’ più accanto a lei, a parlare con lei, forse sarebbe ancora viva. Io mi sono colpevolizzata per questo: non ho fatto un viaggio di meno per starle vicino. Lei insistette tanto per darmi un telefonino, io non l’ho voluto, se quella sera lo avessi avuto, lei sarebbe ancora viva. Io ci penso. Non mi perdonerò mai per questo. Non è vero che il tempo cambia le cose, non cambia niente…”. E ancora: “Le sorelle si danno sempre per scontate. Io di lei ho solo una foto, tutto il resto è stato pignorato…”.
Loredana Bertè ha poi raccontato essere stata lei stessa violentata, dichiarando:“Sono stata violentata. Avevo 16/17 anni. Ero l’unica ancora vergine nel mio gruppo di amiche. Facevamo le serate a Milano. Loro mi dicevano che era ora che trovassi la persona giusta. A Torino, c’era questo signore, un ragazzo, molto gentile. Per un mese mi ha mandato grandi mazzi di rose in camerino. Le amiche mi dicevano: è quello giusto. Mi sono detta che era arrivato il momento, mi sono fidata delle parole delle mie amiche. Così una sera ho deciso di cedere”. Ed è così che la serata si è trasformata in un incubo: “Pensavo saremmo andati a casa sua, invece, mi ha portata in uno squallido bilocale. Era un uomo che aveva la Ferrari. Appena ha chiuso la porta alle nostre spalle, ho sentito un brivido, mi è preso un colpo. Volevo andare via. Lui mi ha presa a calci a pugni. Mi ha violentata. Mi ha strappato i vestiti. Io però sono riuscita a scappare. Non so come, sarà stata la forza della disperazione. Mi sono buttata in strada. Ero piena di sangue. Mi ha salvato un tassista. Mi ha portata in pronto soccorso. Ho odiato le mie amiche. Non lo potevo neppure dire a mia madre, altrimenti mi avrebbe picchiata anche lei. Dopo, non ho voluto più vedere un uomo per tre/quattro anni”.
BC