
L’eruzione del super-vulcano è più vicina di quanto si pensi. E il “gigante” in questione risponde al nome di Campi Flegrei. A lanciare l’allarme è un’équipe di esperti dello University College London che, in uno studio pubblicato su Nature, hanno annunciato che la caldera è vicina all’eruzione e invitato le autorità a prepararsi all’evento.
Lo studio in questione, condotto in collaborazione con l’Osservatorio Vesuviano – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, si è concentrato sui possibili effetti del prolungato periodo di agitazione che sta vivendo l’area campana. “La caldera dei Campi Flegrei è più vicina all’eruzione rispetto a quanto si pensi”, recita testuale l’annuncio dato in un comunicato University College di Londra per presentare la ricerca redatta da Christopher Kilburn (dipartimento di scienze della Terra) con Giuseppe De Natale e Stefano Carlino, due colleghi dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Insomma, l’eruzione del super-vulcano dei campi Flegrei a nord di Napoli potrebbe essere molto vicina. Nel paper pubblicato su Nature gli esperti avvertono che la fase critica potrebbe essere all’orizzonte. Da qui il monito di Kilburn: “Le autorità devono essere preparate a un’eventuale eruzione”. Nulla di imminente, ben inteso, ma occorre tenere ben alta la guardia, visto che già dal 2012 la Protezione Civile ha alzato l’allerta da “verde” a “giallo” e tenuto conto del fatto che i super-vulcani sono come un piccolo ma terribile gruppo di bombe a orologeria pronte a esplodere.
I fattori di rischio
A destare la preoccupazione dei geologi è soprattutto la lunga serie di inflazioni e deflazioni che negli ultimi 70 anni circa hanno interessato i 13 km di caldera sottostante: il risultato è stato un forte stress a carico della “crosta” cui si deve il contenimento del magma al di sotto della superficie terrestre. Si pensava che l’energia generata attraverso i moti di inflazione della caldera venisse dissipata con le deflazioni, ma gli esperti britannici sono giunti alla conclusione che non è così; anzi, tale energia tenderebbe ad accumularsi nel tempo. Come evidenziato da Christopher Kilburn, direttore dello UCL Hazard Centre, “lo studio di come il terreno si sta rompendo e muovendo presso i Campi Flegrei ci ha portato a pensare che potremmo approcciarci a uno stadio critico dove ulteriori periodi di agitazione incrementeranno la possibilità di un’eruzione. È fondamentale che le autorità siano preparate a questo”.
”I segnali indicano che c’è una dinamica in atto, ma non sappiamo se questa ‘agitazione’ a lungo termine porterà ad un’eruzione”, ha detto il vulcanologo Stefano Carlino. ”Non sappiamo quale sia la soglia di criticità dell’energia accumulata”, ha aggiunto. Tuttavia, il modello indica che se la situazione dovesse evolvere verso un’eruzione ”questa potrebbe essere simile a quella del 1538, che è stata piccola rispetto a quelle catastrofiche che hanno generato la caldera dei Campi Flegrei”.
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EDS