Manchester, la tremenda conferma: “E’ stato un kamikaze”

(Christopher Furlong/Getty Images)

Il capo della polizia di Manchester Ian Hopkins ha confermato che l’attentato terroristico avvenuto ieri sera dopo il concerto di Ariana Grande alla Manchester Arena è stato opera di un kamikaze, identificato tra le 22 vittime finora accertate. Tra le persone decedute, secondo quanto si apprende, ci sarebbero diversi bambini, almeno tre. Le immagini diffuse in queste ore mostrano centinaia di giovanissimi in fuga dalla nota sala concerti, capace di ospitare fino a 21mila persone.

Hopkins ha spiegato: “Ha agito da solo. Riteniamo che fosse in possesso di un ordigno improvvisato, che ha detonato, causando questa atrocità. Resta da capire se avesse complici o fosse parte di una rete”. Quindi ha esortato i media a non “fare speculazioni sulla sua identità o fare circolare nomi. Questa è un’inchiesta complessa e ampia ancora in corso”. Insiste il capo della polizia: “La nostra priorità è di lavorare insieme all’antiterrorismo nazionale e alle agenzie di intelligence per stabilire più dettagli sull’individuo che ha condotto l’attacco”. Sui siti che propagandano la jihad, intanto, in molti esultano e rilevano: “Le bombe dell’aviazione britannica sui bambini di Mosul e Racca sono tornate al mittente”.

Vi sarebbero, oltre alle vittime e a una sessantina di feriti, anche giovani dei quali ancora non si conosce la sorte: risultano dispersi e vengono lanciati appelli in rete, ma non è detto che non siano tra coloro che sono stati ricoverati in ospedale o purtroppo tra le vittime di questo gravissimo attacco. Nel frattempo, fonti dell’ambasciata italiana a Londra, che da stanotte sta lavorando in coordinamento con il consolato generale e l’Unità di Crisi della Farnesina, rivelano che “al momento non risultano italiani coinvolti”.

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GM