
Un alone di mistero avvolge la scomparsa della piccola Denise Pipitone, bambina di 4 anni svanita nel 2004 a Mazzara del Vallo. Per 13 anni gli inquirenti hanno cercato una pista che fosse credibile, ma alla fine si sono dovuti arrendere per mancanza di prove concrete. L’unica indiziata era la sorellastra Jessica Pulizi, ma è stata assolta nel 2015 per mancanza di prove e definitivamente prosciolta dalla Corte d’Appello di Palermo lo scorso 20 aprile.
La sentenza non ha donato pace alla madre della piccola Denise, Piera Maggio, che da quel momento si è messa all’opera per trovare degli indizi che le permettano di aprire una nuova battaglia legale. La donna infatti vuole conoscere il destino patito dalla figlia, ma vuole anche indagare sull’operato degli inquirenti per capire dove hanno sbagliato: in questi tredici anni si è indagato sulla pista familiare senza risultati.
Piera Maggio ed il suo legale hanno riesaminato le 350 mila pagine che racchiudono le indagini e gli atti riguardanti la scomparsa di Denise alla ricerca di un errore o di una svista. In questi mesi la donna si è convinta di essere arrivata ad una pista concreta che gli inquirenti non avrebbero vagliato a fondo e sulla base di questa chiede una riapertura del caso: “Nel 2004 era stata rintracciata un’impronta digitale di una manina in un determinato luogo, che ancora non possiamo svelare, ma non doveva essere lì. Non sappiamo se appartiene a Denise o a qualcun altro, ma potremmo scoprirlo se fosse ancora possibile confrontarla con una impronta della bimba. Oppure si potrebbe estrapolare il Dna e compararlo con quello di Denise”.
Un altro aspetto trascurato durante le indagini sarebbe il comportamento sospetto della vicina di casa Anna Corona: questa il giorno delle indagini si nascose nella casa di un’amica per depistare i carabinieri, le ragioni di questo comportamento tutt’ora sfuggono alla comprensione di tutti.
F.S.