Stuprata e messa incinta dal patrigno a 13 anni: “Così sto combattendo l’orco”

(Websource / Mirror)

Adescata dal compagno di sua madre e da questi stuprata a soli 13 anni. E’ la terribile esperienza che ha segnato il vissuto di Kim Fawcett, una 29enne di Bristol che ora, dando prova di grande forza e coraggio, ha deciso di uscire dall’anonimato per mettere la sua dolorosa storia al servizio di quante stanno vivendo o hanno vissuto il suo stesso calvario. E dimostrare che l'”orco” si può e si deve sconfiggere.

Nel suo caso l'”orco” risponde al nome di Robert Stuart McClelland. Dopo il divorzio dei suoi genitori, Kim è andata a stare con sua madre ed è pian piano diventata la “preda” di questo pedofilo che, con la scusa di aiutarla a fare i compiti, stordendola con l’alcol (e non solo) l’ha plagiata e allontanata da suo padre, intrappolandola in un rapporto morboso. Ha anche inciso la data della prima violenza sessuale su una bottiglia, a mo’ di macabro memento. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la scoperta di essere rimasta incinta. “Avevo 14 anni ed ero terrorizzata. In quel momento ho capito chi era quell’uomo. Mi ha detto che dovevo liberarmi del bambino e che non mi amava”. Dopo aver abortito, Kim, aiutata da un’amica con la quale si era confidata, ha deciso di scappare. Quindi ha denunciato McClelland alla Polizia, che l’ha poi consegnato alla giustizia. E’ stato l’inizio di un lungo – e non ancora concluso – percorso di liberazione.

Tra alti e bassi
Il “mostro” è stato condannato a 6 anni di carcere (pur essendosi sempre dichiarato innocente), ma la vita di Kim è andata avanti tra alti e bassi. A 17 anni ha tentato per la prima volta di togliersi la vita, e a 24 ha avuto un forte esaurimento nervoso, con tanto di atti di autolesionismo. Ciò nonostante, ha sempre cercato di combattere i fantasmi del passato e, a modo suo, è riuscita a rifarsi una vita, studiando, lavorando e innamorandosi ancora.

Oggi Kim è impegnata come attivista per i diritti umani e tre settimane fa ha deciso di fondare a Bristol – città in cui è tornata a vivere dopo una breve parentesi in Australia – un gruppo di vittime di aggressioni sessuali. Finora oltre 60 donne e uomini hanno raccolto l’invito a aderire. “Sentirsi gli unici ad attraversare esperienze del genere è molto alienante”, spiega lei stessa. “Ti senti molto giù. Confrontandosi con gli altri, però, ci si sente meno fragili e meno soli. Si comincia a pensare di poter essere anche coraggiosi”. E lei lo sta dimostrando, eccome.

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EDS