Terremoto Ischia, l’accusa dell’esperto: “Quei dati sono sbagliati”

(Websource / archivio)

Non si placano le polemiche dentro e fuori la comunità scientifica per il “balletto” di dati su intensità ed epicentro del terremoto di Ischia. Le case lesionate e crollate in un’area molto ristretta del comune di Casamicciola confermerebbero che ipocentro ed epicentro (il punto esatto sotto la superficie terrestre da cui inizia a propagarsi l’onda sismica e il suo punto corrispondente in superficie) divulgati dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia non siano realistici. Sarebbero “troppi” sia i 5 km di profondità, sia i 3 km di distanza dalla costa al largo di Lacco Ameno di cui parlano i ricercatori.

Giuseppe Luongo, professore emerito di Geofisica della Terra solida all’Università Federico II di Napoli e a lungo direttore dell’Osservatorio Vesuviano, è tra quanti esprimono scetticismo al riguardo. “Non discuto la magnitudo, 4.0 mi sembra un dato attendibile e conforme alle informazioni sui sismi storici – dice in un’intervista al Mattino – . Contesto invece un ipocentro a 5 chilometri di profondità e l’epicentro a 3 chilometri di distanza dalla costa Nord”. A suo dire, è più verosimile “una profondità 1-2 chilometri, e un epicentro localizzato a Casamicciola, sotto piazza Maio”.

E non si tratta certo di numeri dati a caso: “Studio l’isola di Ischia da oltre 30 anni – precisa Luongo – e quel terremoto è avvenuto esattamente dove doveva accadere e dove sono sempre accaduti storicamente: la sorgente che ha generato i terremoti ischitani è localizzata al bordo settentrionale del monte Epomeo, ovvero proprio nella zona dei danni osservati in questo ultimo terremoto. Una delle informazioni più importanti per uno scienziato è la storia geologica di un sito, basandoci dai racconti in epoche remote possiamo ricostruirne la tettonica, la vulcanologia. Ma in questo caso mi baso anche sui dati numerici forniti: che ci sia una stranezza è evidente da quanto sia variato il dato preliminare dell’Ingv (magnitudo 3.6, profondità ipocentrale 10 chilometri ed epicentro a meno di un chilometro a Ovest, al largo di punta Imperatore-Forio). Passare da Ovest a Nord e da 10 km a 5 km  è un errore che pagheremo nel tempo”.

Errori “imbarazzanti”
Aggiunge Luongo: “La ricerca scientifica è ferita mortalmente. Analizziamo la diversità dei due epicentri: può essere ricondotta a una diversità di modello geologico utilizzato (velocità delle onde sismiche nel sottosuolo) e alla distribuzione delle stazioni sismiche utilizzate per la localizzazione. Ma entrambi i dati non giustificano gli effetti osservati a terra. Se l’epicentro fosse davvero a mare dovrebbe produrre danni anche sulla costa. Non è strano invece che la costa sia intatta e gli unici danni osservati sono a Casamicciola alta tra Piazza Bagni, Piazza Maio, La Rita e Fango? Litologie diverse? No, le due aree hanno caratteristiche meccaniche dei suoli del tutto simili. Costruzioni diverse? Neppure, le abitazioni sono del tutto identiche”.

Quanto all’ipocentro, “i dati sono ancora più palesemente sbagliati. La profondità ipocentrale deve essere inferiore ai 3 chilometri perché in quest’area a quella profondità la temperatura risulta superiore ai 400 gradi, ovvero le rocce non hanno più un comportamento fragile (dalla cui rottura nascono i terremoti), ma si deforma lentamente e quindi non rispondono con terremoti agli sforzi tettonici. Se ciò non fosse vero allora saremmo di fronte a una grande scoperta e non mi pare proprio questo il caso. Vorrei inoltre sottolineare come tutti gli eventi after shock, i piccoli sciami sismici successivi, siano invece tutti coerenti con la mia ipotesi: ipocentro poco profondo e nei comuni di Lacco Ameno e Casamicciola. Se la loro ipotesi fosse vera, ci sarebbe dovuta essere una migrazione e ciò avviene ma solo con una grossa sorgente: cioè magnitudo molto più grande”. Insomma, “è un errore troppo imbarazzante”, conclude Luongo, “considerare questo dato ancora preliminare come stanno facendo Ov e Ingv è ridicolo: entro 12 ore deve essere definitivo”. Gli addetti ai lavori ne prendano nota.

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