
Dopo lo morte di Sofia, la piccola deceduta a Brescia a causa della malaria, emerge ora un altro rischio derivante dalle zanzare. Nel comune di Anzio, infatti, sono stati individuati alcuni casi di Chikungunya, una malattia virale caratterizzata da febbre acuta. La malattia si trasmette attraverso zanzare infette e già nell’agosto del 2007 sono stati notificati i primi casi autoctoni in Emilia Romagna. Anche se le persone che sono state colpite dalla malattia stanno bene, si è deciso di bloccare le donazioni di sangue per 28 giorni per tutti coloro che sono passati dal comune di Anzio di recente. Ci sarebbero anche dei casi nel comune di Nettuno.
La Chikungunya è stata così chiamata la prima volta nel 1952, dopo un’epidemia in Tanzania. Il termine significa “ciò che piega” o “contorce“, infatti la malattia è caratterizza da importanti artragie. Probabilmente, la prima epidemia si è avuta in Indonesia alla fine del Settecento. Poi si è sviluppata nei secoli soprattutto in Asia e Africa. La malattia colpì in maniera abbastanza grave l’Emilia Romagna nell’estate di dieci anni fa: centotrenta furono i casi accertati e un anziano morì a Ravenna, con i sintomi ascrivibili alla malattia, ma non strettamente riconducibile al virus. Quello che preoccupa maggiormente è che la malattia è trasmessa da zanzare della specie Aedes aegypti, la stessa che trasmette la febbre gialla e la dengue, da varie specie del genere Culex ma, soprattutto, dall’Aedes albopictus, ovvero la comunissima zanzara tigre.
Intanto, oggi, il papà della piccola Sofia si è sfogato su Facebook: “Impotenti, così ci si sente nell’affrontare una malattia infida e aggressiva come la malaria, nonostante la cordialità e l’impegno costante di medici e infermieri. Impotenti, così ci si sente quando i media ti assediano senza rispettare il tuo dolore. Impotenti, così ci si sente – prosegue l’uomo nel post – nell’apprendere dai giornali che il corpo di tua figlia è sotto sequestro prima e che verrà sottoposto ad autopsia poi, senza essere stati minimamente informati, neanche si trattasse dei beni di un malavitoso. Purtroppo ammalarsi in Italia non è una sfortuna, ma una colpa”.
GM