Alessandra Madonna, parla il papà: “Non è stato un incidente”

(Websource / archivio)

All’ipotesi dell”‘incidente” il padre di Alessandra Madonna non ha mai creduto, e tuttora sostiene che è “impossibile”. A uccidere la ballerina 24enne, a dire del signor Vincenzo, sarebbe stato l’ex fidanzato, il coetaneo Giuseppe Varriale, che “l’ha buttata sotto con l’auto”. La giovane, come noto, ha trovato la morte sotto casa dell’ex, in un parco residenziale di Mugnano (Napoli), nella notte dello scorso 8 settembre. Il ragazzo è ora agli arresti domiciliari con l’accusa di omicidio volontario, anche se lui dichiara che si è trattato di un incidente: Alessandra si sarebbe aggrappata all’auto nel parcheggio di casa del ragazzo, dopo una lite; lui non si sarebbe accorto che la stava trascinando per pochi metri, non più di un paio.

Il padre di Alessandra, intanto, non si dà pace e continua a chiedere giustizia, adducendo come supporto ai suoi “dubbi” sulla ricostruzione di Varriale il fatto che l’alone di sangue sul luogo in cui la figlia è morta è lungo almeno cinque-sei metri, e sull’asfalto compaiono altre grosse macchie di sangue. “Qualcuno dice che lui è già sceso correndo verso i box, secondo me le ha dato una botta e poi l’ha caricata in auto”, dice Vincenzo ai colleghi di Fanpage. Insomma, non ci sarebbe stato alcun accidentale trascinamento: lui l’avrebbe messa sotto con l’auto. “Perché non ci sono macchie di sangue nel tratto dove sarebbe stata trascinata?”, si domanda, e aggiunge: “Dall’autopsia emergono il cranio rotto e il costato fratturato in più punti, il suo povero corpo ha subìto un impatto notevole”. Se, come e perché questo sia compatibile con un trascinamento o con un urto lo diranno le indagini, ma il dato salta certamente all’occhio.

Quei punti da chiarire
“Io – prosegue il papà della vittima – mi chiedo che giustizia sia mai questa, che permette a Varriale di stare tranquillamente in casa, agli arresti domiciliari, con tutte le comodità a sua disposizione, mentre io non ho più mia figlia. Quando mi hanno chiamato i Carabinieri, alle 5 del mattino, ho sperato fino all’ultimo che fosse un banale incidente stradale. Poi la verità, traumatica, una volta giunto in ospedale”. E ancora: “Dove si è aggrappata, vorrei sapere… Qui sono almeno 6 metri, se lei si aggrappa a una macchina che per giunta va lentamente, scivolando non si può rompere cervello, cervelletto e costato, è impossibile. E poi alle gambe non aveva nemmeno un graffio, io le ho viste le gambe di mia figlia, ed era in pantaloncini: possibile che una persona trascinata non abbia graffi alle gambe?”.

Ed è inverosimile, per lui, che una ragazza “così solare, così attaccata alla vita” possa essersi aggrappata a un’auto in corsa. Inoltre, “nessuno ha visto e sentito niente”, a riprova che c’è “grande omertà qui. Si chiudono dentro… Qualcuno, quelli che hanno parlato, hanno detto che hanno sentito un botto, ma non urla o discussioni. Se ci fosse stato un litigio, le grida si sarebbero sentite”. “Adesso – conclude – stiamo apprendendo che il rapporto tra Alessandra e Giuseppe era violento. A noi lei non ha mai detto nulla: viveva con la madre e non ci vedevamo spesso, anche se ci volevamo molto bene. Recentemente ho saputo che una ragazza ha detto che, nel periodo in cui Alessandra e Giuseppe convivevano a Roma, lei è stata picchiata. Poi altre amiche, che hanno ripetuto le stesse cose ai Carabinieri, ci hanno riferito che una volta Ale si è rifugiata da loro per qualche giorno, con un occhio nero. Purtroppo non ci ha mai detto nulla né ha mai denunciato”.

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