
Le forze dell’ordine hanno messo la parola fine alla bella vita alla quale si era concesso don Luca Morini, sacerdote appartenente alla diocesi di Massa Carrara. E’ stato accertato che l’uomo di chiesa utilizzava i soldi dei fedeli per frequentare alberghi di lusso, centri benessere ed anche incontri con escort e gigolò, tra fiumi di champagne. Ed ovviamente all’oscuro della comunità. A smascherare questo circolo vizioso è stato proprio un gigolò, che alla stampa aveva parlato della particolare situazione di don Morini svelando di aver partecipato con lui ad un festino a base di alcolici e droga. La magistratura aveva aperto un fascicolo a suo tempo, e dopo aver condotto una inchiesta durata alcuni mesi, per il parroco è partito un provvedimento di denuncia da parte della procura di Massa Carrara. L’intera città toscana è indignata per quanto emerso. Don Morini è stato anche ironicamente soprannominato ‘Don Euro’ per questa sua predisposizione al lusso, in netta antitesi rispetto alla dottrina cristiana che avrebbe dovuto insegnare.
Fine della pacchia
Le accuse nei suoi confronti vanno dalla truffa all’appropriazione indebita a fini personali dei soldi delle offerte devolute dai parrocchiani e da diverse associazioni che concedevano donazioni anche cospicue. Diversi testimoni sono stati interrogati sulla vicenda, quasi tutti appartenenti al clero. Don Morini chiedeva spesso in maniera insistente offerte sia in assegni che in denaro contante, e questa cosa andava avanti da circa anni. Si pensa che il truffatore abbia sperperato qualcosa come 700mila euro più altri 150mila in preziosi e gioielli. Don Morini è stato sospeso dalla sua attività di ecclesiastico, sul suo futuro si pronuncerà preso la congregazione clericale. Con lui è stato coinvolto anche monsignor Giovanni Santucci, vescovo di Massa Carrara, anche se con accuse marginali rispetto al principale imputato. Don Santucci si sarebbe appropriato in maniera indebita di mille euro dal conto della curia, per consegnarli a don Morini. Sussiste però anche l’accusa di tentata truffa ai danni di una assicurazione allo scopo di far ottenere una indennità maggiore a quest’ultimo attraverso l’ottenimento di un punteggio di invalidità fittizio più alto.
S.L.