Marco Vannini, Antonio Ciontoli al processo: “Ho mentito per vergogna”

Marco Vannini con la famiglia Ciontoli

Prosegue il processo per la morte di Marco Vannini, il ragazzo di 20 anni di Cerveteri ucciso da un colpo di pistola sparato dal padre della sua fidanzata, un luogotenente della Marina militare di 48 anni, Antonio Ciontoli. Nel corso di questo lungo periodo, la morte del giovane assunse sempre più i contorni del giallo. Per l’omicidio, infatti, risultano indagati tutti i componenti della famiglia Ciontoli, oltre a Viola, la fidanzata del figlio di Antonio Ciontoli. Oggi ha deposto proprio l’uomo accusato di aver sparato al giovane, il quale ha dichiarato in aula: “Dopo cena mi sono ricordato delle armi così sono entrato nel bagno, Marco era nudo nella vasca, c’era anche Martina. Tra noi c’era un rapporto intimo era capitato altre volte si entrasse. Volevo togliere le armi che erano nella scarpiera così Martina è uscita, io volevo fare uguale ma Marco ha voluto vedere il marsupio e le armi. La pistola non l’ha toccata”.

Sulla morte di Marco Vannini, Antonio Ciontoli ha cambiato più volte versione dei fatti e ora motiva così quella sua scelta: “Abbiamo cambiato versione più volte perché mi vergognavo così ho detto a Federico di togliere le armi ma non volevo responsabilità per lui, poi Federico ha trovato i bossoli in bagno”. Solo alla figlia Martina, Antonio Ciontoli avrebbe detto la verità: “Abbiamo portato Marco in camera, si è seduto da solo, non si lamentava, pensavo si sarebbe ripreso. Siamo rimasti vicini a Marco. Volevo chiamare il 118 ero preoccupato per il concorso di Marco e per il mio lavoro. Al medico ho raccontato la verità. Non ho raccontato prima per riservatezza. A Federico ho detto che non era un colpo d’aria ma da fuoco. La verità l’ho detta solo a Martina”. L’uomo ammette infine di aver sbagliato: “Le bugie le avevamo dette per non allarmare Marina e Valerio. Sono cosciente della stupidaggine che ho fatto e di aver rovinato la vita di tante persone. Oggi la mia vita non ha più un senso”.

La deposizione di Martina

Oggi in udienza è stata ascoltata anche la fidanzata di Marco Vannini, Martina: “Quella sera ero sempre a casa la prima telefonata l’ha fatta mio fratello, la seconda mio padre. Pensavo fosse uno scherzo dopo cena Marco mi ha chiesto di accompagnarlo di sopra in camera mia poi in bagno abbiamo chiacchierato e mio padre mi ha chiesto di entrare. Papà scherzava con Marco e lui gli ha detto di levare questa pistola. Non capivo cosa accadeva. Non ho avuto più Marco da un momento all’altro, non ricordo nulla. Ero sconnessa dalla realtà”. La ragazza ha poi raccontato: “In bagno ho visto la pistola e papà ha detto che Marco era spaventato per un colpo d’aria. Non ho visto ferite, sul letto ho notato una bruciatura sul braccio. A me è stato riferito dal comandante Izzo della stazione Carabinieri di Ladispoli, non collegavo il colpo alla morte di Marco. Izzo ha detto che il proiettile si era fermato nello spazio intercostale attraversando il cuore”.

Martina ha quindi aggiunto di non essersi resa conto delle ferite del suo fidanzato: “Papà mi ha detto che non era grave e che si sarebbe ripreso poi scoppia piangere e dice che a Marco voleva bene come un figlio. Non ho mai sentito Marco urlare, quelle urla che ha sentito la vicina erano solamente lamentele ad alta voce. Marco era nella vasca insaponato nudo”. Infine ha spiegato che una volta in caserma il padre le avrebbe raccomandato il silenzio rispetto a quanto accaduto, aggiungendo: “Non ho mai pensato che Marco potesse morire”.

GM