429 mila euro delle Ferrovie Nord a moglie e figli: arriva la condanna

Norberto Achille (Websource/archivio)

Norberto Achille, ex presidente di Ferrovie Nord Milano è stato condannato in primo grado a due anni e otto mesi per peculato e truffa aggravata. Era stato lui stesso a dichiararsi colpevole davanti al pubblico ministero e a commentare così la situazione: “Questa vicenda mi crea vergogna e imbarazzo”. E i motivi sono presto comprensibili se si va a vedere ciò che Achille ha fatto coi soldi dell’azienda partecipata dalla Regione Lombardia e da FS a capo della quale è stato per ben 17 anni.

In totale l’ex presidente ha preso per sè, per la moglie e per i figli 429mila euro dalle casse della società. A scoprire tutti i suoi movimenti illeciti era stato l’allora funzionario di Fnm Andrea Franzoso che aveva condotto un’indagine interna e aveva poi consegnato i sorprendenti esiti ai Carabinieri. Achille insieme alla moglie Patrizia e ai figli Marco e Filippo ha soggiornato in hotel di lusso, mangiato in ristoranti stellati, utilizzato auto e telefonini, comprato svariato materiale elettronico ed altro; e ha fatto tutto questo coi soldi dell’azienda. In particolare l’ex presidente aveva ceduto al figlio Marco una delle tre schede Sim aziendali a sua disposizione e l’utilizzo esclusivo della Bmw aziendale. Non solo non avrebbe potuto far guidare quell’auto ad altre persone se non in maniera saltuaria, ma il giovane Marco ha pensato bene di accumulare con la macchina aziendale del padre ben 181mila euro di multe in soli 4 anni. Tutto pagato da Ferrovie Nord ovviamente. Per non scontentare nessuno Achille aveva dato l’altra Sim alla moglie e aveva attivato sulla sua l’opzione Twin Sim con il figlio, in modo che anche le sue telefonate finissero sul conto aziendale.

Nel dispositivo dei pm si legge: “Se il figlio Marco è stato gratificato dal padre dell’uso esclusivo della BMW di FNM, l’altro figlio Filippo risulta essersi avvalso, in più occasioni, dell’opera degli autisti al servizio dell’ufficio di presidenza di FNM spa e delle relative autovetture”.

La beffa in tutta questa vicenda arriva dal trattamento riservato al povero Franzoso, colui grazie al quale si è scoperto tutto il marcio. Dopo la denuncia ai Carabinieri è stato isolato da parte dei vertici della società e dei colleghi, trasferito in un altro ufficio senza più alcun compito da eseguire e infine licenziato attraverso la scappatoia  di una risoluzione consensuale di contratto. “Mio padre – scrive Franzoso nel suo libro ‘Il disobbediente’ – mi ha educato con l’esempio, trasmettendomi principi e valori che lui per primo ha praticato. Oggi è il disincanto ad aver preso il sopravvento e si sente responsabile per avermi dato un’educazione che sembra condannarmi alla marginalità”.

F.B.