22 anni di abusi: era diventata la schiava sessuale di suo padre

L’arresto di Domingo Bullicio (Twitter)

Lo hanno ribattezzato il Josef Fritzl argentino: si chiama in realtà Domingo Bullicio, soprannominato dagli amici Vernacho, ma col papà orco austriaco ha molto in comune. Per ben 22 anni, ha abusato di sua figlia Antonia, da quando cioè lei era poco più che una bambina, avendo 15 anni. Tutto aveva avuto inizio quando la mamma era scappata di casa lasciando Bullicio solo a ‘crescere’ tre figli. In realtà il papà orco aveva già abusato di Antonia quando questa aveva solo nove anni. Ma dopo la fuga della mamma, era praticamente diventata la sua schiava sessuale e aveva messo al mondo ben nove figli. A gennaio del 2016, a 37 anni, Antonia ebbe finalmente il coraggio di ribellarsi e denunciare.

Emerse così quanto avveniva nell’abitazione degli orrori, nella provincia di Santiago del Estero, in Argentina settentrionale. Antonia si recò dal medico col figlio più piccolo e quando il dottore le chiese chi fosse il padre, si lasciò sfuggire il nome di Domingo Bullicio. A quel punto, partirono le ricerche dell’uomo, durate un mese e mezzo. Alla fine, ‘Vernacho’ venne rintracciato: vistosi infatti braccato, si era trasferito da alcuni parenti a Loreto, a una quarantina di chilometri di distanza. Qui si era nascosto, mentre i familiari provavano con le minacce a far ritirare la denuncia ad Antonia. Questa, invece, era oramai molto determinata ad andare avanti. Le immagini dell’arresto di Domingo Bullicio facevano intanto il giro del web. Ora arriva un altro tassello fondamentale nella vicenda: l’esame del Dna ha confermato che gli otto bambini sono tutti figli di Domingo Bullicio.

La speranza di Antonia, oggi, è che il padre marcisca in galera per quello che ha dovuto subire: “Da quando mamma ci ha lasciati, sono diventata la moglie di mio padre, che già mi violentava da quando avevo nove anni”, aveva raccontato. Poi proseguiva nel descrivere quella terribile esperienza: “Mi picchiava in continuazione con un bastone appena mi vedeva parlare con qualche vicino di casa oppure quando voleva abusare di me. E molte volte mi stuprava davanti ai miei figli. Mi minacciava costantemente e io avevo sempre paura di essere uccisa: mi diceva che mi avrebbe ammazzata se avessi raccontato a qualcuno quello che succedeva in casa. Anche ora ho paura per la mia vita e per quella dei miei figli, perché sto ricevendo minacce dai fratelli di mio padre che vorrebbero obbligarmi a ritirare la denuncia contro di lui: a loro non importa nulla di quello che è successo in questi anni, vogliono solo che ritiri la denuncia. Ma io voglio che lui marcisca in galera. Voglio che sia fatta giustizia”.

GM