
La fidanzata gli aveva detto di essere malata di cancro e lui, vincendo ogni più intima resistenza, aveva acconsentito ad aiutarla a suicidarsi. Tre giorni – e tre notti insonni . dopo il tragico evento, però, non ha retto più il peso di quel segreto e ha chiamato la Polizia. Insieme agli agenti è tornato nel bosco vicino al fiume Platte, 40 km a sudovest di Omaha, in Nebraska, dove aveva lasciato la sua compagna 38enne, Alicia Wilemon-Sullivan. Quando sono arrivati, Alicia giaceva morta a terra. Dopo di che l’autopsia ha rivelato una verità agghiacciante
La vicenda risale al 5 agosto scorso. Matthew J. Stubbendieck, 41 anni, ha raccontato agli investigatori di aver accompagnato la sua ragazza in quel bosco per aiutarla a suicidarsi: la donna, madre di tre bimbi, gli aveva detto di avere quattro tumori terminali tra collo, ascelle e stomaco e, sapendo di non avere alcuna speranza di guarigione, era intenzionata a togliersi la vita tra le braccia del suo uomo. All’episodio che ha portato Stubbendieck a essere incriminato per suicidio assistito, però, si è poi aggiunto un colpo di scena che ha gettato una nuova luce sulla tragedia. Dall’autopsia è risultato infatti che la donna non aveva alcuna traccia di tumori. Alici aveva mentito al suo compagno per dargli una buona motivazione per aiutarla a suicidarsi? Oppure aveva ricevuto una diagnosi sbagliata? O, ancora, Matthew ha inventato tutto per evitare l’accusa di omicidio? A tutte queste domande sta ora cercando di rispondere la Polizia: un compito non certo facile.
Un giallo tutto da risolvere
Stubbendieck, di Weeping Waters, sempre nel Nebraska, ha ricostruito nei minimi dettagli la singolare vicenda. Alicia, residente a Orange City, in Florida, lo avrebbe raggiunto dopo aver lasciato i tre figli a Kenneth Johnson, un amico che conosceva da vent’anni, e cui avrebbe detto che stava andando in vacanza a Key West. I tre ragazzi sono poi andati a stare dalla nonna, Shirley Wilemon. Una volta arrivata a destinazione, Alice si è recata con Matthew allo Schramm State Park, vicino al fiume Platte River per mettere in atto il piano del suicidio suicida. Tuttavia, data la presenza di un addetto del parco, era tornata a Weeping Waters e si era diretta verso il bosco di Acapulco Lake. Era il primo pomeriggio dello scorso 5 agosto: Stubbendieck sarebbe rimasto con la fidanzata per diverse ore, mentre lei cercava di uccidersi. Non l’aveva mai accompagnata alle visite mediche, ma quando lei gli aveva detto che aveva dei tumori incurabili le aveva creduto sulla parola.
In passato l’uomo aveva già tentato due volte di aiutarla a morire, soffocandola mentre dormiva, ma vedendola soffrire si era fermato. Quando è andato via dal bosco, intorno alle 21.30, Alice era ancora viva, ma riusciva appena a biascicare qualche parola, avendo ingerito diverse pillole e essendosi tagliata la vene dei polsi. Nel pomeriggio successivo Stubbendieck è tornato sul posto e ha trovato la fidanzata morta, ma non ha avvisato nessuno: aveva intenzione di far passare cinque o sei mesi prima di lanciare l’allarme. Poi, come accennato, avrebbe cambiato idea e così, tre giorni dopo, ha chiamato la Polizia perché quel segreto – parole sue – lo “stava distruggendo”. Spetta ora alla magistratura stabilire se questo resoconto corrisponde alla verità, una volta terminate le indagini di rito. E salvo ulteriori colpi di scena.

EDS