Polizia sulle tracce di Giuseppe Taormina, il detenuto è evaso

Taormina
(Websource/Archivio)

Lunedì 23 ottobre si è verificata l’ennesima evasione di questo 2017 (solo qualche settimana fa due detenuti sono evasi durante un pranzo premio con il Papa): a fuggire verso la libertà è stato Giuseppe Taormina, detenuto condannato all’ergastolo per omicidio. L’uomo che nonostante la pesante condanna era in regime di semi libertà nel carcere di Torino, aveva ricevuto un permesso premio e lunedì sera era atteso nuovamente nella struttura carceraria, ma non vi ha mai fatto ritorno.

In seguito alla fuga si è aperta una caccia all’uomo, Taormina infatti è considerato un soggetto molto pericoloso: travestito conosciuto con il nome Tatiana, era stato arrestato nel 2006 a Cannes (Francia) per furto, truffa ed omicidio, quindi, in seguito all’arresto, era stato estradato in Italia dov’era stato condannato per i reati commessi. Secondo quanto emerso dalle indagini Taormina, insieme al complice romeno Daniel Gicu Papuc, aveva adescato un commerciante locale, lo aveva convinto a farsi consegnare il bancomat con relativo pin per prelevare del contante ed alla fine lo aveva strangolato. I due avevano cercato di nascondere il cadavere sotto un cartone che si trovava all’interno di un parco, ma la gendarmerie lo ha trovato e grazie alle impronte digitali sul cadavere ha individuato il colpevole.

La fuga di Taormina ha suscitato nuovamente l’ira di Leo Beneduci, portavoce del Sindacato della Polizia Penitenziaria che ne ha approfittato per sottolineare ancora una volta l’inadeguatezza del sistema carcerario italiano: “A fronte dell’ennesima evasione, anche se attuata in forma indiretta e non immediatamente dal carcere, anche tenuto conto del soggetto che ha commesso il reato e delle motivazioni per cui stava scontando una condanna all’ergastolo, riteniamo che l’episodio costituisca la riprova del fallimento del sistema penitenziario italiano e dell’attuale politica delle carceri in particolare dettata dal guardasigilli Andrea Orlando laddove il particolare privilegio di cui godono in questo momento i detenuti e non chi opera a tutela dello Stato e dei cittadini onesti, come la polizia penitenziaria, non rappresenti più una garanzia di sicurezza per la collettività nazionale”.

Non è la prima volta che il Sindacato della Polizia Penitenziaria, si esprime in questi termini riguardo al sistema carcerario, le stesse analisi, infatti, erano state fatte anche in occasione della decisione del governo di adeguare lo stipendio dei detenuti.

F.S.