Strage di Erba, Olindo e Rosa verso la riapertura del processo

Olindo Romano
Rosa Bazzi e Olindo Romano all’epoca dei fatti (foto dal web)

Dopo che la difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati per la strage di Erba, si è rivolta alla Cassazione per chiedere un pronunciamento definitivo riguardante i nuovi referti acquisiti, ad aprile scorso la Suprema Corte ha accolto il ricorso e ora il 21 novembre prossimo avrà luogo davanti alla Corte d’appello di Brescia, l’incidente probatorio su quei nuovi referti. Negli anni la coppia ha sostenuto la propria innocenza, spiegando di essere stata incastrata e anche Azouz Marzouk, padre e marito di due delle vittime, si è schierato in loro difesa.

Il tunisino, infatti, ad aprile sostenne nel corso della trasmissione ‘Quarto Grado’: “I dubbi sono tanti: il capello; il mazzo di chiavi; l’accendino; la testimonianza del vigile del fuoco che sentiva dei lamenti della signora Cherubini, quando i Ris avevano detto che il taglio che aveva nella gola non le permetteva neanche di urlare; lo schizzo di sangue che c’è sulla tenda di casa sua; lo schizzo di sangue sulla porta d’ingresso di casa mia è sul retro e non sul davanti, cosa che porta a pensare che l’aggressore fosse dentro casa; la luce che era stata tolta alle 18; le contraddizioni dei verbali… Basta leggere le carte e leggere il testamento che ha fatto Raffaella… una ragazza di 26 anni, che fa testamento a sua mamma che ne ha 50…”.

La strage di Erba avvenne ormai undici anni fa, l’11 dicembre 2006: vennero finiti a colpi di coltello e sprangate Raffaella Castagna, suo figlio di 2 anni Youssef, la madre della donna, Paola Galli, e una vicina di casa, Valeria Cherubini. Il marito di questa, Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage, è morto a settembre di tre anni fa, ma le sue accuse furono decisive per condannare Olindo Romano e Rosa Bazzi. Adesso arrivano nuovi accertamenti su oggetti mai analizzati fino all’epoca, ma che erano sul luogo della strage: formazioni pilifere, un accendino, un mazzo di chiavi, i giubbotti delle vittime. Peraltro, i Vigili del fuoco giunti sul luogo del delitto invasero l’appartamento di acqua per spegnere le fiamme.