Giornalista scomparsa, l’uomo accusato confessa tutta la verità

La testa della giornalista
(Websource/Buzzfeed)

Si aggiunge un altro capitolo alla macabra vicenda riguardante la giornalista svedese Kim Wall: nelle scorse ore la testa della giornalista è stata trovata insieme alle gambe da alcuni sommozzatori a largo della costa danese. La donna era scomparsa lo scorso 11 agosto dopo essersi recata all’interno di un piccolo sottomarino per intervistare l’inventore danese Peter Madsen. Essendo il luogo dell’intervista l’ultima posizione conosciuta della giornalista uccisa, gli investigatori hanno subito sospettato che Madsen fosse implicato nella sua scomparsa. Il 23 agosto alcune parti del corpo di Kim sono state trovate all’interno di buste di plastica a largo della costa danese, confermando i timori degli investigatori. Nelle analisi svolte dalla scientifica sono emerse tracce del dna di Madsen sul corpo della vittima, prova che complica ulteriormente la sua posizione.

Nel corso delle indagini, infatti, gli investigatori hanno trovato sul database del computer dell’inventore un video in cui alcuni uomini violentano e poi uccidono delle donne decapitandole. Le immagini secondo gli esperti non sono recitate, bensì pensano che si tratti di filmati amatoriali di vere e proprie violenze ed esecuzioni. Sebbene le tracce di dna indichino Madsen come responsabile della morte e della successiva mutilazione della donna, ed il video palesi le tendenze sadiche dell’imputato, durante il processo l’inventore ha negato di aver ucciso la donna e di aver preso parte a quel video. Il ritrovamento della testa della giornalista è un ulteriore conferma che la donna è stata uccisa seguendo le modalità viste nel video (dall’autopsia è risultato che la donna è stata ferita più volte con arma da taglio nei genitali) e che, probabilmente era una delle donne filmate.

Dopo settimane di resistenza alla fine Madsen ha confessato di aver smembrato lui stesso il corpo di Kim Wall mentre lei si trovava a bordo del suo mini sottomarino insieme a lui. L’uomo però continua a sostenere di non averla uccisa, ma ha creato ora una nuova versione della storia secondo la quale la giornalista sarebbe morta a causa di esalazioni tossiche a bordo del mezzo: “Lei era a bordo del mio sottomarino da tempo per intervistarmi, avevo accolto la sua richiesta”, ha detto Madsen agli inquirenti della polizia reale. E poi ha continuato, passando alla confessione, almeno parziale, di colpevolezza. “Io ero sopra, sul ponte, navigavamo in emersione. Kim era dentro, nell’abitacolo del Nautilus UC-3, il piccolo sottomarino da me costruito e tenuto in ordine di funzionare. Purtroppo un’esalazione di monossido di carbonio si è improvvisamente sprigionata dal sistema idraulico del sub, e l’ha uccisa. Quando sono sceso dalla botola della torretta e sono rientrato a bordo, l’ho trovata giá morta, non c’era piú nulla da fare, invano ho tentato di rianimarla. o voluto celare il fatto, preso da istinto di disperazione. Ho tagliato a pezzi il suo corpo, l’ho decapitato e amputato degli arti. Ho diviso le membra, le ho chiuse bene in sacchi di plastica e ho gettato e disperso i sacchi uno a uno in mare, al largo della baia di Koge dove poi li avete trovati”.

F.S. e F.B.