
All’inizio di settembre, l’opinione pubblica era stata scossa dal caso della morte della piccola Sofia, la bimba trentina di 4 anni deceduta a Brescia a causa della malaria, dopo il primo ricovero a Trento. Il parassita che l’ha uccisa sarebbe lo stesso che aveva fatto ammalare le due bambine di ritorno dal Burkina Faso, anche se i medici avevano in qualche modo smentito. Emergono ora i primi risultati dell’autopsia, secondo i quali viene confermato che il ceppo del parassita che ha ucciso la piccola Sofia è lo stesso di quello identificato nelle due piccole del Burkina Faso. Questo confermerebbe un altro particolare, molto grave: il contagio sarebbe avvenuto a causa di un errore medico.
Per il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, questa sarebbe una notizia “di conforto”, in quanto “vuol dire che non abbiamo ceppi di zanzare che sono vettori malarici. Da un certo punto di vista siamo tutti più sicuri”. Il ministro ha aggiunto: “Possiamo escludere assolutamente che la malaria sia stata presa in un contesto esterno all’ospedale”. Poi ha sottolineato: “Avremo adesso il report finale dell’istituto di sanità. Sono state fatte varie ricerche su questo e possiamo escludere assolutamente che la malaria sia stata presa in un contesto esterno all’ospedale”. Beatrice Lorenzin ha concluso il suo ragionamento: “Le autorità competenti interverranno sull’ospedale di Trento nel modo più consono e appropriato possibile
Sul drammatico caso aveva preso posizione Rodolfo Ferro, il nonno materno della bambina: “Noi non accusiamo nessuno. Tocca ai medici dirci come e perché Sofia è stata uccisa dalla malaria. Forse però negli ospedali qualcosa va aggiornato, quando pazienti con questa malattia, o i loro parenti con i bagagli, entrano in contatto con gli altri. E lo dico pensando prima di tutto con affetto alle bambine africane che hanno incontrato mia nipote al S. Chiara. Sarebbe imperdonabile se ora venissero isolate dai loro amici, oppure a scuola”.
GM