“Marco si poteva salvare”, la perizia mette alle stretta la famiglia Ciontoli

Vannini
(Websource/Archivio)

Entro il prossimo 12 novembre verrà consegnata ai giudici la super perizia che dovrebbe stabilire con certezza se Marco Vannini, il 19enne di Cerveteri ucciso con un colpo di pistola da Antonio Ciontoli, poteva essere salvato se i soccorsi fossero stati chiamati in tempo. E’ un punto chiave di tutta la vicenda perché l’accusa basa molto della sua teoria su questo dettaglio: i Ciontoli aspettarono tantissimo prima di chiamare i soccorsi e questo, secondo il pm, è stato decisivo per determinare la morte del ragazzo.

In base a quanto ricostruito durante il processo Marco fu colpito al braccio alle 23.15 mentre la prima telefonata fu fatta alle 23.40. In quella chiamata i Ciontoli minimizzarono l’accaduto e parlarono di una lieve ferita provocata da un pettine senza fare mai riferimento al colpo di arma da fuoco. Ci fu poi una seconda chiamata alle 00.08 e l’ambulanza arrivò con tutta calma senza nemmeno un medico a bordo. Pensavano di intervenire per un codice verde, si trovarono davanti un ragazzo in fin di vita al quale era stato sparato un colpo di fucile.

Ora Antonio Ciontoli, la moglie Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina, rischiano una condanna dai 21 ai 24 anni di carcere per l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. Secondo gli esperti visto il loro comportamento poco collaborativo durante il processo con continue reticenze, bugie, contraddizioni e cambi di versione, i giudici potrebbero avere la mano particolarmente pesante. Nei guai anche Viola Giorgini, la fidanzata di Federico Ciontoli. Per lei l’accusa è di omissione di soccorso e il rischio è quello di una condanna a 2 anni di reclusione.

F.B.