
Adolf Hitler è morto nel 1984 in Brasile, anzi no nel 1971 in Paraguay. Continuano a rincorrersi, a distanza di decenni, le leggende metropolitane sulla fine del Fuhrer piuttosto che sulla sua presunta fuga in America Latina. Qualche tempo fa, Simoni Renee Guerreiro Dias, una studentessa post-universitaria e scrittrice brasiliana, ha pubblicato un saggio in cui sostiene che il Führer morì in incognito nel 1984 in una piccola città al confine tra il Brasile e la Bolivia. La prova è fotografica: Hitler, alias Adolf Leipzig, avrebbe vissuto nella piccola città di Nossa Senhora do Livramento, a 30 km dalla capitale dello stato Cuiaba, e sarebbe stato immortalato ormai anziano in compagnia di una giovane donna del luogo.
Un’altra è la teoria del giornalista argentino Abel Basti, 61 anni e ascendenza italiana, autore di libri d’inchiesta quali Bariloche Nazi, Hitler en Argentina, El Exilio de Hitler, pubblicato in Italia da Eden Edizioni. Secondo questi, infatti, “Hitler è morto in Paraguay il 3 febbraio 1971”. La tesi è che gran parte delle gerarchie naziste siano sfuggite al processo di Norimberga, proprio rifugiandosi in America Latina. Tra loro, anche il loro capo assoluto, Adolf Hitler appunto. Abel Basti a questa teoria ha dedicato gran parte delle sue inchieste e ora può sostenere: “È un puzzle di cui abbiamo, ormai, quasi tutte le tessere”.
La prossima tappa sarà una serie di documentari che ricostruiranno tutti i passaggi: “Un documentario, suffragato da testi, documenti e foto in cui riveliamo che il Paraguay è stata l’ ultima tappa della vita di Hitler. La ricostruzione dei passaggi da uno Stato all’ altro è stata un rompicapo. Con il passare del tempo le maglie dell’ omertà si sono allentate. Si comprende anche in quali circostanze sia stato possibile quanto accaduto”. Ma c’è di più Abel Basti rivela anche che il corpo del Fuhrer è in una cripta in Paraguay, sotto un hotel di Asunción. Qui si sarebbe celebrato il funerale, alla presenza di una trentina di persone rimaste fedeli ad Adolf Hitler anche durante la “latitanza”. Stroessner, dittatore dal 1954 al 1989 del Paese latinoamericano, avrebbe peraltro pronunciato queste parole: “Perché non Hitler?.. un esercito sconfitto, perseguitato in tutto il mondo… il mio amico, il generale Perón, mi chiese una cosa… naturalmente accettai”.
Il mistero del cadavere di Hitler
Insomma, la latitanza dorata dei gerarchi nazisti sarebbe avvenuta con la complicità del leader giustizialista argentino Perón, ammiratore di Mussolini, e il flusso di denaro – tanto denaro – dalla Germania all’Argentina. Si tratta di leggende che si rincorrono davvero da oltre settant’anni, ma secondo Basti anche durante la conferenza di Potsdam del luglio 1945, Stalin si disse convinto che il suo nemico fosse fuggito “in Spagna o in Argentina”. Il giornalista spiega di aver anche chiesto di esaminare “il frammento di cranio conservato per mezzo secolo al Museo della Guerra di Mosca” e che gli sarebbe stato risposto che nel 2006 era stata effettuata dalle autorità russe l’autopsia, secondo la quale si tratta “di una donna di circa trent’anni. Dato confermato da test incontrovertibili della Harvard University”. Tra illazioni e dati che cercano conferme, una domanda rimasta sempre senza risposta è questa: davvero quel cadavere trovato carbonizzato il 30 aprile 1945 è quello di Adolf Hitler?


GM